Chiodi: "Via le macerie, le smaltiscano i colossi europei"

L’AQUILA. Via subito le macerie dall’Aquila e dagli altri Comuni del cratere. Che vengano smaltite altrove e che siano i colossi europei del settore a rimuoverle «per sottrarle ai velleitarismi locali». Il commissario per la ricostruzione, Gianni Chiodi, con un piglio che travalica il suo consueto aplomb, sceglie la strada del bando europeo, con l’appoggio del ministero dell’Ambiente e il placet del Viminale.

Una direttiva per individuare un modello organizzativo sarà sottoposta alla valutazione e condivisione del ministero dell’Ambiente, al quale Gianni Chiodi ha chiesto di convocare un tavolo di coordinamento specifico da tenersi a Roma mercoledì 3 marzo. Al tavolo siederanno oltre alla Regione Abruzzo, la Provincia e il Comune dell’Aquila, l’Arta, l’Anci Abruzzo, la Protezione civile e l’Ispra. Alla riunione ha assicurato la sua partecipazione il Ministro dell’ambiente, Stefania Prestigiacomo.

«Ci sono stati velleitarismi di dirigenti e cartelli locali abruzzesi», spiega Chiodi, «che hanno tentato di gestire la questione macerie. Non sono stati all’altezza. Anche i sindaci hanno pensato inizialmente di risolvere il problema e la stessa Protezione civile, in virtù di un’ordinanza del 30 luglio 2009, non l’ha fatto forse per motivi legati ai sindaci oppure per i limiti imposti dalla normativa europea».

L’ordinanza in questione consente alla Protezione civile di utilizzare l’esercito e i vigili del fuoco per la rimozione. Guido Bertolaso in Tv ha offerto la disponibilità a intervenire solo però dietro la richiesta formale del commissario Chiodi. «Non è per una questione di orgoglio», ha spiegato il capo della Protezione civile, «ma perché non vogliamo imporre la nostra presenza all’Aquila». La richiesta formale non arriverà perché il percorso scelto da Chiodi va in un’altra direzione, anche se l’invito al tavolo sulle macerie è comunque un’apertura.

«Ho coinvolto il ministro dell’Ambiente», spiega Chiodi, «con lo schermo dell’Unione Europea. La soluzione è semplice: la caratterizzazione dei rifiuti non si farà in loco ma solo dopo averli portati via e questo è un grande vantaggio. E poi partirà un bando di gara a livello internazionalepreparato dalle autorità con la consulenza di una commissione del ministero dei Lavori pubblici e sotto il controllo diretto del ministero dell’Interno. Siamo di fronte a una situazione delicata. Per semplificare il bando dirà: ho 4 milioni di tonnellate, e tu ditta prescelta le devi prendere, portare via e lavorare dovunque tu voglia. Appoggeremo naturalmente l’offerta migliore sotto il profilo delle garanzie e dell’economicità».

I SITI. Sarà la stessa ditta a individuare i siti. «Che siano in Albania oppure in Svezia non ci interessa», precisa il commissario per la ricostruzione, «noi vogliamo adottare una terapia d’urto e d’urgenza. Chiameremo le più grandi imprese al mondo. Io voglio togliere questa competenza all’artigianalità della situazione, e mi riferisco non solo ai sindaci, ma anche ai nostri uffici, sia ben chiaro. Devo risolvere il problema con i massimi esperti nazionali, attraverso le deroghe e l’utilizzo dei colossi internazionali. Le portassero via con i treni o con qualsiasi altro mezzo. Una cosa è certa: i siti sufficienti non li troveremo mai. Quelli che abbiamo li utilizzeremo, ma ogni volta che troviamo un sito sono troppi gli ostacoli burocratici da affrontare».

DE MATTEIS.
«Spostare 4 milioni di metri cubi di macerie e prevederne altrettanti quando si andrà a demolire o a ristrutturare è un problema che non può riguardare soltanto il comune dell’Aquila». Il vicepresidente vicario del consiglio regionale, Giorgio De Matteis, condivide la strategia di Chiodi. «Finalmente», ha spiegato De Matteis, «si è compreso come il problema delle macerie sia di dimensione specifica, rispetto alla situazione straordinaria e non può essere affrontato in condizioni di normalità. Bene ha fatto Chiodi a chiamare in causa il ministero dell’Ambiente». Per De Matteis è importante «affrontare il problema in sede nazionale e in sede comunitaria, perché serve una normativa specifica».

ZONA FRANCA.
Con una lettera indirizzata al premier Silvio Berlusconi, Chiodi ha chiesto - sulla base delle indicazioni ricevute dal ministero dello Sviluppo Economico - al consiglio dei ministri di proporre al Cipe l’assegnazione di 45 milioni per la zona franca all’Aquila. La lettera è stata divulgata da De Matteis: «Ci aspettiamo in tempi brevissimi che si dia seguito al Cipe per lo sblocco e alla notifica in sede comunitaria». Per De Matteis la zona franca deve anzitutto contribuire al rilancio della produttività locale. «Si tratta di una copertura importante», ha commentato, «di 45 milioni di euro l’anno da poter chiedere per 5 anni, contro i 50 milioni complessivi per le altre 21 zone franche urbane nazionali. Possiamo sostenere piccolissime, piccole e medie imprese».

LE CASE B E C. Chiodi risponde anche ai quesiti posti dai lettori del Centro. «Sui tempi per i lavori nelle case B e C», spiega, «quando parlo di un anno mi riferisco al lasso di tempo entro il quale bisognerà eseguire i lavori, sia nelle case per cui già sono stati concessi i fondi, sia in quelle che li dovranno avere. Sulle seconde case la riparazione limitata alle parti esterne è una scelta del governo nazionale. La seconda casa è un bene di investimento nel 99% dei casi. A me piacerebbe che fosse finanziato tutto al 100% ma sono soldi degli italiani».