Colonico temeva per la sua vita La compagna: siamo preoccupati 

Lo chef sulmonese aveva acquistato un’auto blindata ed era protetto da guardie del corpo armate Giallo sul perché non siano intervenute. Il 50enne ha debiti, anche con il personale del ristorante

SULMONA. «Sta succedendo qualcosa nelle zone più povere dell’Ecuador. Non sai la gente cosa può fare quando vede “i soldi” e io sto aprendo una catena di ristoranti. Per questo mi proteggo: ho comprato un’auto blindata e ho due guardie del corpo sempre con me, una dorme addirittura in casa. Ne ho bisogno». Sono parole di soli pochi mesi fa dello chef sulmonese Panfilo Colonico, in Ecuador conosciuto come “Benny l’italiano”, preoccupato per la sua incolumità visti i tanti episodi criminali in scena nella città di Guayaquil in cui vive da due anni. Tra i dubbi della vicenda del rapimento del 50enne nel Paese sudamericano, quindi, sorge anche quello del perché venerdì le guardie del corpo non fossero presenti – o non siano intervenute – mentre il commando armato fino ai denti e a volto scoperto lo trascinava fuori dal famoso ristorante italiano di sua proprietà “Il Sabore mio”.
Quella parole Colonico le ha dette in un audio inviato a un amico in cui gli annunciava di aver appena acquistato il fuoristrada blindato. Il mezzo è proprio quello di marca Toyota che ignoti cercarono di rubare a gennaio. Le sue guardie del corpo reagirono, ci fu uno scontro a fuoco. Il sospetto degli inquirenti ecuadoriani è che mandante fosse il concessionario da cui Colonico aveva acquistato l’auto, ma senza aver onorato tutti i pagamenti.
I DEBITI E I DUBBI
Proprio i debiti alimentano un altro dubbio sulla vicenda. «Non gli piace pagare, conosco tanti fornitori che aspettano soldi da lui. Spero che non gli succeda niente, non mi stupirebbe se venisse fuori che è tutta una pagliacciata montata lui», dice un ex fornitore italiano di Colonico. Parla di «ritardi nei pagamenti di qualche settimana» anche il personale del ristorante di Guayaquil. Colonico potrebbe essere quindi senza liquidità.
E non sarebbe ancora arrivata alcuna richiesta di riscatto da parte dei rapitori, che invece hanno inviato un video alla polizia ecuadoriana mostrando un Colonico vivo ma anche in buone condizioni di salute.
Altri due elementi sono emersi ieri. Il primo: oltre allo chef, i rapitori avrebbero portato via anche un telefono e un computer utilizzati specificatamente per i tenere i conti e la fiscalità del ristorante e dell’imprenditore. Il secondo: dopo il rapimento, uno dei componenti del commando si è fatto di nuovo vedere nel locale, dove ha cenato ed è stato riconosciuto dal personale.
LE INDAGINI E IL BLITZ
Intanto continuano le indagini della polizia della città di Guayaquil, sotto la spinta anche delle diplomazie italiana e canadese (vedi altro articolo in pagina), con una squadra specifica messa in campo per individuare il luogo in cui Colonico è tenuto in ostaggio dai rapitori.
Gli agenti nelle ultime ore hanno anche fatto la prima mossa, compiendo un blitz in uno stabile della città in cui si sospettavano movimenti criminali. Nell’edificio sono state trovate e liberate cinque persone che erano scomparse, rapite nei giorni scorsi. Ma tra loro non c’era Colonico. Il sulmonese, secondo la stampa locale, è il secondo grande imprenditore rapito in città in pochi giorni.
LA COMPAGNA E I FAMILIARI
«Siamo tutti in apprensione per Benny e sono convinta che si stia facendo tutto il possibile per riportarlo a casa. Per quello che lo conosco, ci tengo a dire, da parte mia, che è una brava persona e mi auguro che tutto si risolva per il meglio»: a parlare è la compagna ecuadoriana Danielle, contattata dal Centro, costretta a mantenere il riserbo, «la polizia non mi autorizza a rilasciare alcuna dichiarazione nel merito di quelle che sono le indagini in corso».
Di tutt’altro tenore la posizione della famiglia in Italia. L’ex moglie e le due figlie, tramite la loro legale Anna Berghella, «dichiarano di non avere con il Colonico alcun rapporto da oltre vent’anni e non intendono rilasciare dichiarazioni sull’accaduto non avendo nulla da riferire. Chiedono pertanto di non essere più disturbate in merito a tale circostanza».
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