Commissione Grandi rischi: possibili nuove forti scosse

Cambia la comunicazione dopo il 2009. Spunta una sintesi del verbale della riunione «La sequenza sismica non è in esaurimento». Il sindaco Cialente: «Le scuole riaprono»

L’AQUILA. Dalla rassicurazione all’allarme. «Non è finita». Cambia la strategia di comunicazione della Commissione Grandi rischi rispetto al 2009. Effetto dei processi? Stavolta è l’ufficio stampa del capo dipartimento Protezione civile a diffondere una sintesi del verbale dell’organismo che si è riunito il 20. Due giorni dopo le sei forti scosse di Montereale, Campotosto e Capitignano. Il sindaco Massimo Cialente, piuttosto sorpreso della sortita non prevista («diciamo che negli ultimi tempi dichiarano spesso»), non cambia il programma che prevede per domani la riapertura di tutte le scuole. «Sono in corso ulteriori verifiche», afferma, «e per un plesso di Cansatessa, agibile ma con lesioni, decidiamo oggi se spostare i ragazzi altrove».

ESAURIMENTO. «A oggi non ci sono evidenze che sia in esaurimento» la sequenza iniziata il 24 agosto 2016 e proseguita il 26 e il 30 ottobre e, da ultimo, il 18 gennaio. Lo indica la Commissione Grandi rischi, mettendo in guardia, stavolta, da possibili nuovi eventi ancora più intensi nelle zone vicine, fino a una magnitudo 6-7 Richter. La Commissione identifica in particolare «tre aree contigue alla faglia principale responsabile della sismicità in corso, che non hanno registrato terremoti recenti di grandi dimensioni e hanno il potenziale di produrre terremoti di elevata magnitudo (M 6-7). Questi segmenti – localizzati rispettivamente sul proseguimento verso Nord e verso Sud della faglia del Monte Vettore-Gorzano e sul sistema di faglie che collega le aree già colpite dagli eventi dell’Aquila del 2009 e di Colfiorito del 1997 – rappresentano aree sorgente di possibili futuri terremoti».

ALTRE FAGLIE. Gli esperti segnalano, inoltre, che i recenti eventi hanno prodotto «importanti episodi di fagliazione superficiale che ripropongono il problema della sicurezza delle infrastrutture critiche quali le grandi dighe». «Si tratta di una singola sequenza sismica», secondo gli esperti. «L’area era già stata colpita da sequenze simili e da grandi terremoti in passato, in particolare nel 1639 e non era stata interessata dagli eventi di Colfiorito (1997) e dell’Aquila (2009). Questa sequenza può essere considerata», secondo la Grandi rischi, come «tipica dell’attività sismica appenninica, e come tale aspettata sulla base della storia sismica e del contesto sismo-tettonico regionale».

AREE VICINE. «Un aspetto della sismicità di questa regione», viene sottolineato, «è la possibilità che le sequenze possano avere una ripresa e propagarsi alle aree limitrofe, come già avvenuto, ad esempio, per la sequenza del 1703 (con una durata di oltre un anno e due eventi di magnitudo tra 6,5 e 7 a distanza di un mese), del 1639 (almeno due eventi comparabili a distanza di una settimana), di Colfiorito (1997, magnitudo 6, con una sequenza di sei eventi di magnitudo oltre 5,2 su una durata di sei mesi) e ora nella zona di Amatrice, con tre eventi di magnitudo 5,9-6,5 negli ultimi cinque mesi».

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