Commissione Grandi Rischi processo d’appello blindato/ Foto

Il presidente della Corte: «Niente stampa e pubblico in aula perché troppo piccola». Pronte le eccezioni delle difese

L’AQUILA. Tutto pronto per il secondo atto del processo più importante del post-terremoto dell’Aquila, quello all’ex Commissione Grandi Rischi, che oggi dalle 9.30 approderà in Corte d’Appello all’Aquila.

Un processo «blindato» nel senso che il presidente di Corte d’Appello Stefano Schirò ritenendo spazi e locali inadeguati per un processo di tale rilievo, è stato costretto a tenere fuori dall’aula (riservandola solo agli avvocati, imputati e alle parti civili) chiunque volesse assistere al dibattimento e la stampa: per ovviare a questo è stata allestita una sala con dei video per seguire l’evento ed evitare che il giudizio si trasformasse in un processo a porte chiuse.

Il processo inizia oggi ma potrebbe esserci un’udienza anche domani qualora ci sia il consenso di tutte le parti. Comunque sarà stilato un breve calendario di udienza.

Sotto accusa ci sono sette scienziati componenti dell’organismo, organo scientifico consultivo della presidenza del Consiglio dei ministri, condannati in primo grado (il 22 ottobre 2012) a 6 anni di reclusione ciascuno per omicidio colposo e lesioni per aver dato false rassicurazioni alla popolazione alla vigilia del terremoto del 6 aprile 2009 che causò la morte di 309 persone. In particolare gli imputati in carica nel 2009 sono accusati di aver rassicurato gli aquilani circa l’improbabilità di una forte scossa sismica che invece si verificò alle 3.32 con magnitudo 6.3. Ciò avvenne nel corso di una riunione in prefettura il 31 marzo del 2009. L’accusa aveva chiesto quattro anni per i sette imputati. Gli ex componenti la Commissione Grandi Rischi che sono stati condannati per la morte di 29 persone e il ferimento di altre quattro, coloro cioè i cui familiari si sono costituti parti civili poi divenute in tutto 56, sono Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile, Enzo Boschi, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del Progetto Case, Claudio Eva, ordinario di fisica all’Università di Genova e Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile. Cariche che gli imputati rivestivano all’epoca del sisma. Tutti in primo grado sono stati condannati in solido tra loro e con il responsabile civile (Presidenza del Consiglio dei ministri, in persona del presidente del Consiglio dei ministri pro tempore), al risarcimento del danno, da liquidarsi in separato giudizio nei confronti delle parti civili con una provvisionale di 7 milioni.

Il collegio giudicante è presieduto da Fabrizia Ida Francabandera, a latere Carla De Matteis e Marco Flamini. L’accusa sarà rappresentata dal pg Romolo Como.

L’udienza di oggi sarà dedicata alle costituzioni delle parti, alle eccezioni e anche alle richieste di parziale riapertura del dibattimento che le difese chiederanno.

Da segnalare che la Procura della Repubblica ha chiesto di poter attribuire responsabilità degli imputati anche per il decesso di altra persona, morta in un crollo; responsabilità che era stata esclusa nella sentenza di primo grado da parte del giudice unico, Marco Billi, il quale nei mesi scorsi ha chiesto e ottenuto di essere trasferito al tribunale di Velletri.

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