Comune L’Aquila, al via il Cialente-bis L’ex pm di Pescara Trifuoggi vicesindaco "Questa non è una città di banditi"

Il primo cittadino alle 12 annuncia il ritiro delle dimissioni e un rimpasto in giunta dove entra l’ex procuratore capo di Pescara ai tempi dell’inchiesta Sanitopoli. Delibera per la rotazione dei dirigenti

L' AQUILA. Dietrofront in Comune, comincia il Cialente-bis. Il sindaco del capoluogo abruzzese, Massimo Cialente, ha ritirato le dimissioni presentate l'11 gennaio scorso seguite alla bufera giudiziaria che ha sconquassato il Comune per l'inchiesta sulle presunte tangenti per gli appalti del dopo-sisma. Inchiesta in cui Cialente non è indagato ma che ha coinvolto ex amministratori e ha portato alle dimissioni del vicesindaco, Roberto Riga (indagato). Quattro gli arrestati ai domiciliari da ieri in libertà. E il ripensamento di Cialente coincide con una rivoluzione in giunta in cui entra, con il ruolo di vicesindaco, Nicola Trifuoggi, ex procuratore capo di Pescara ai tempi dell'inchiesta Sanitopoli che portò all'arresto dell'allora presidente della Regione Ottaviano Del Turco.

Cialente: "Trifuoggi vicesindaco, comincia una fase nuova". Volto tirato, sigaretta in mano, poche parole. Il sindaco Massimo Cialente non ha voglia di sorridere il giorno in cui ritira le dimissioni da sindaco. “Comincia una nuova fase per L’Aquila nei confronti dell’Italia. Non si tratta di una rivoluzione”, dice appoggiato alla porta d’ingresso del Comune. Una fase in cui l’ex pm di Pescara, Nicola Trifuoggi, avrà un ruolo importantissimo. “Trifuoggi si occuperà della trasparenza e dei contratti, prenderà l’Ispettorato urbanistico e sarà vicesindaco”, spiega Cialente. “È molto importante che Trifuoggi accetti di lavorare con noi. Come è mi è venuta questa idea? Avevamo bisogno di qualcuno che ci aiutasse con l’Italia, mi sono arrovellato in questi giorni… fino a quando la scelta è caduta sul magistrato che per 45 anni ha lavorato senza mai guardare in faccia nessuno. Ci aiuterà a ricostruire tutto quello che abbiamo fatto fino a ora, voglio dimostrare quanto di bene fatto dalla mia amministrazione e dagli aquilani fino a oggi. Le critiche per il ritiro delle mie dimissioni? Se hanno scambiato  le mie proteste passate per dimissioni, non hanno capito niente. La stampa nazionale è stata molto superficiale”.

Trifuoggi: "L'Aquila non è un covo di banditi". Trifuoggi è già stato nella sede provvisoria del Comune dove ha parlato di "un ritorno all'Aquila, città dove ho già lavorato come procuratore della Repubblica, per dare una mano. Mi è stato cortesemente chiesto di collaborare e ho accettato in quanto L'Aquila non merita di essere rappresentata come un covo di banditi. Questa città è fatta di persone oneste e c'è tanto da lavorare per l'immane sfida della ricostruzione". Poi l'ex magistrato ha affiancato Cialente in conferenza stampa dove ha spiegato le motivazioni che lo hanno spinto ad accettare la proposta del sindaco Massimo Cialente a collaborare con l'amministrazione aquilana. "Ho lavorato 45 anni in magistratura, ma per  23 anni sono stato capo di un ufficio quindi ho esperienza amministrativa che metto a disposizione dell'Aquila e spero che sia utile. Ma ho posto delle condizioni: lavorare totalmente gratis per la città. Ho accettato per la stima che ho nei confronti di Cialente, poi ho letto la distorta rappresentazione data degli aquilani e dell'Aquila sulla stampa. Si è parlato di aquilani truffatori e speculatorI. L'Aquila è, invece, una città di persone serie. Per questo ho accettato: per stima e certezza di trovarmi tra persone per bene, con il collante dell’amore per la città. Mia moglie è aquilana, e combattiva come tutti gli aquilani. Spero di dare una buona mano a livello organizzativo, ritengo di conoscere i meccanismi per scovare errori ed evitare che si ripetano nel futuro".

La protesta dei comitati cittadini: "Qui non cambia mai niente". Mentre Cialente annunciava la nuova giunta nella sala consiliare, all'esterno i comitati cittadini hanno protestato per il ritiro le dimissioni. Stefano Frezza, dei comitati, spiega che "l'ingresso in giunta di un magistrato è un fallimento, qui non cambia mai niente". La protesta è arrrivata anche in sala, dove sono stati distribuiti volantini con su scritto "Decenza e prudenza non abitano più qui", "La paura di cambiare vi ha fatto chinare il mento" e "Ci spiace, noi no siamo d'accordo".

Dietrofront di Cialente dopo le pressioni del centrosinistra. La decisione di Cialente arriva al culmine di un periodo di dure polemiche del centrosinistra aquilano e dello stesso Cialente che hanno accusato il Governo nazionale e il ministro per la coesione territoriale, Carlo Trigilia, inviato del premier per la ricostruzione, di aver organizzato un «complotto contro la città» anche con l'organizzazione di una campagna mediatica «ignobile». A chiedere con forza a Cialente di ripensarci, è stato il centrosinistra che amministra il Comune e che è sceso in piazza venerdì scorso. Secondo le persone più vicine al primo cittadino dimissionario, con il ritorno di Cialente parte «un nuovo percorso che va in due direzioni: maggiori controlli soprattutto nella ricostruzione privata e una maggiore prospettiva nel rilancio della città colpita dal tragico terremoto del 6 aprile 2009».

Le precedenti dimissioni di Cialente. Non è la prima volta che Cialente sbatte la porta. In due occasioni, in sette anni di governo dell' Aquila, il sindaco ha rassegnato le dimissioni. Nella prima occasione si dimise quasi al termine del  primo mandato, nel marzo 2011, dopo un lungo periodo in cui la sua maggioranza aveva perso pezzi e non riusciva a votare i provvedimenti. Aveva occupato simbolicamente la sede del Municipio, devastata dal sisma, lamentando il ritardo nell'arrivo dei fondi per la ricostruzione. Aveva poi ritirato le dimissioni alla scadenza dei 20 giorni previsti. Concluso il primo mandato (quinquennio 2007-2012), Cialente fu rieletto nel maggio 2012 al ballottaggio, con il 59,2% dei voti. Solo un mese dopo una nuova minaccia: «Se Chiodi (presidente della Regione Abruzzo) rimane come commissario per la ricostruzione vado via io». A maggio 2013, sempre per il mancato arrivo dei fondi per la ricostruzione, la clamorosa protesta - con minaccia di dimissioni - della fascia tricolore rispedita al Quirinale e delle bandiere tricolori ammainate dagli uffici pubblici. L'anno scorso, a settembre, dopo nuovi sfaldamenti nella sua coalizione, un nuovo avvertimento: «Non ho più la maggioranza, se si va avanti così sarà giusto restituire la parola ai cittadini».

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