Concussione al professor Tiberti Il pm: 6 anni all’ex rettore di Orio

Alle ultime battute il processo davanti al tribunale di Roma. La sentenza è prevista il 18 dicembre L’accusa: «Oltre 200mila euro in 10 anni versati a titolo personale». La difesa: «Tutte invenzioni»

L’AQUILA. Entra nel vivo il processo a carico del professor Ferdinando di Orio, a lungo ex rettore dell’ateneo aquilano ed ex senatore, per una presunta concussione ai danni del suo collega, e un tempo amico, il professor Sergio Tiberti.

Il pm della Procura di Roma, Stefano Rocco Fava, nell’ambito del processo che pende davanti al tribunale della Capitale, ha chiesto sei anni di reclusione per l’ex rettore; il pm ha invocato anche la confisca di alcuni alloggi di proprietà dell’ex parlamentare, in particolare ad Avezzano.

Si tratta del primo dei tre procedimenti a suo carico ad approdare al verdetto finale, celebrato nella nona sezione del tribunale di Roma.

«Oltre 200mila euro in 10 anni versati a titolo personale», questa la quantificazione della concussione fatta da Tiberti nella sua denuncia del 13 settembre 2009, in cui spiega di aver detto basta nel 2006 alle dazioni che gli venivano richieste dal rettore, sotto la minaccia di compromettere, in caso contrario, la carriera accademica e professionale dell’ex docente di Igiene della facoltà di Medicina.

Queste, ovviamente sono le tesi sostenute dall’accusa che in buona parte sono state considerate credibili dalla Procura della Repubblica di Roma.

Le affermazioni di Tiberti (tutte di dimostrare) sono pesanti e l’accusa ha portato a carico anche altre deposizioni che hanno corroborato le tesi del denunciante.

Ma gli avvocati dell’ex senatore sono portatori di una verità diametralmente opposta.

Per questo il processo è stata rinviato al 18 dicembre, e in quell’udienza ci sarà tutto il tempo per far sì che i legali della difesa abbiano lo spazio necessario per confutare le tesi della Procura della Repubblica.

In quella data il collegio dovrebbe anche ritirarsi per pronunciare la sentenza. Si tratta, comunque, di un iter giudiziario molto travagliato, visto che è stato avviato all’Aquila ma è stato poi trasferito a Roma per competenza territoriale. Questo aspetto ne ha rallentato la corsa, visto che i fatti contestati risalgono a quasi dieci anni fa e, dunque, prima del terzo grado potrebbe intervenire la prescrizione.

L’ex rettore ha una grana giudiziaria anche all’Aquila. Insieme all’ex direttore amministrativo Filippo Del Vecchio e all’imprenditore Marcello Gallucci, è imputato nel processo su presunti affitti gonfiati dei capannoni dove vennero ricollocate momentaneamente le facoltà danneggiate dopo il sisma del 6 aprile 2009. L’ex rettore si è difeso sostenendo che il proprio intento era di fare l’interesse degli studenti e della stessa città, spingendo affinché i corsi interrotti per il sisma ripartissero al più presto nell’unica sede disponibile.

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