Condannato il Comune «Paghi 10 milioni alla Irti»

Megaparcheggio, il giudice ordina all’ente di risarcire il curatore della ditta fallita L’amministrazione si oppone e impugna la sentenza in Corte d’Appello

L’AQUILA. La costruzione del megaparcheggio a Collemaggio, a 14 anni dall’inaugurazione, continua a essere fonte di noie giudiziarie non irrilevanti per il Comune.

Alcuni giorni fa è stata notificata una sentenza del giudice Daria Lombardi che ha ordinato all’ente il pagamento di una somma che va oltre i dieci milioni di euro in riferimento al contenzioso tra l’ente e il fallimento della Irti spa, la ditta che insieme all’Impregilo che era capofila, fece i lavori. Ma, per ragioni tecniche, le cause sono due. Una con l’Impregilo, società molto potente sul mercato nazionale, e, per l’appunto, la Irti spa che è fallita una dozzina di anni fa.

Al centro della vicenda gli interessi per il mancato pagamento degli oneri di concessione, riserve e i lavori riguardanti l’opera che vanno dal parcheggio sotterraneo ai tapis roulant.

Contro questa sentenza, il cui esito era comunque già noto all’ente da mesi, sarà presentato un ricorso visto che i tentativi di accordo, per ora, non sembrano andati a buon fine.

Per cui nei giorni scorsi la giunta comunale ha deliberato di ricorrere contro questa decisione che ha accolto in parte, «con un cospicuo risarcimento liquidato» le richieste della società fallita, autorizzando il sindaco a impugnare la decisione della Lombardi e dando mandato all’avvocatura municipale, rappresentata dal legale Domenico de Nardis, di predisporre il ricorso in Corte d’Appello. A meno che nel frattempo non spunti un accordo che adesso manca, visto che il ricorso in appello voluto dalla giunta è atto incompatibile con un’ipotetica transazione in dirittura di arrivo per limitare i danni.

E bisogna far presto anche perché le sentenze civili di primo grado sono immediatamente esecutive con l’interesse del curatore fallimentare della Irti di soddisfare la folla di creditori.

Tuttavia, visti i tempi della giustizia, esistono ampi margini per addivenire a un’intesa: ci vorranno anni prima che ci sia il verdetto di secondo grado.

«L’atto», si legge nella delibera, «non comporta riflessi sulla situazione economica, finanziaria e patrimoniale dell’ente in quanto si risolve in un indirizzo agli organi gestionali».

Resta la considerazione che, a circa 30 anni dalla progettazione, quest’opera pubblica voluta dalla vecchia giunta guidata da Enzo Lombardi e inaugurata da quella di Biagio Tempesta, ancora rappresenta una sorta di spada di Damocle per l’ente che rischia di doversi accollare debiti considerevoli che potrebbero condizionare le future strategie del Comune. Mentre ancora è da definire la causa civile, per alcuni aspetti analoga, riguardante la metropolitana di superficie mai realizzata.

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