la “battaglia” di filetto e barisciano 

Corriere: «Un errore chiudere il poligono di Monte Ruzza»

FILETTO. «Chiedere, trent’anni fa, la chiusura del poligono di Monte Ruzza tra Filetto e Barisciano fu un errore». Pasquale Corriere, alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, era assessore...

FILETTO. «Chiedere, trent’anni fa, la chiusura del poligono di Monte Ruzza tra Filetto e Barisciano fu un errore».
Pasquale Corriere, alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, era assessore agli usi civici della giunta comunale guidata da Enzo Lombardi.
Nonostante il tempo trascorso non ha cambiato idea. Anzi, oggi rivela che gli amministratori dell’epoca non solo non erano d’accordo per la chiusura, ma c’erano stati anche alcuni contatti con il ministero della Difesa per realizzare nel territorio di Filetto una caserma nella quale poter ospitare i soldati dei Reggimenti che si recavano al poligono di Monte Ruzza.
«L’occupazione delle terre per circa tre mesi all’anno per poter effettuare le esercitazioni», sostiene Corriere, «era, per i tanti privati che ottenevano cospicui indennizzi, un’importante fonte di integrazione al reddito dell’agricoltura oppure dell’allevamento. Io e il sindaco Lombardi eravamo stati alcune volte a Roma per valutare la possibilità di realizzare una struttura militare che oggi sarebbe una risorsa importantissima per Filetto e per gli altri paesi che si trovano alle falde del Gran Sasso. E invece», prosegue l’ex assessore e consigliere comunale, «prima per la protesta e poi perché, qualche anno dopo, fu abolita la leva militare, non se ne fece nulla. Sono convinto che ancora adesso a Filetto ci sono persone che rimpiangono “l’assenza” dei militari. Quella fonte di reddito non è stata sostituita da nulla, nessuno fece serie proposte alternative. Il turismo? Solo parole, lo vivo personalmente ogni giorno lottando contro l’indifferenza delle istituzioni per una zona di forte attrattiva per il turismo religioso come San Pietro della Jenca. Quella protesta di 30 anni fa fu strumentalizzata da una parte della sinistra e furono fatte credere cose non vere, oggi i paesi a ridosso del Gran Sasso sono abbandonati a se stessi e continua un progressivo spopolamento».(g.p.)
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