Corsi a numero chiuso sì del Senato accademico

Salta per mancanza del numero legale il cda che aveva già bocciato la proposta La rettrice Inverardi: «Procedura d’urgenza per chiudere l’offerta formativa»

L’AQUILA. «Il dado è tratto». Nonostante le tante divisioni, non solo interne, il Senato accademico, convocato d’urgenza ieri pomeriggio poiché un vizio di forma aveva di fatto annullato la seduta della scorsa settimana, ha deliberato l’istituzione del numero chiuso per quattro corsi di laurea triennale: Biotecnologie, Scienze biologiche e Scienze psicologiche applicate. Una scelta «forse impopolare, ma di responsabilità» fatta in nome della «qualità» secondo la rettrice Paola Inverardi, che per prima ha proposto l’istituzione del numero programmato. Una decisione «antidemocratica e illegittima» per gli studenti, per alcuni membri del Senato accademico e per la direttrice del dipartimento Mesva (Medicina, sanità pubblica, Scienze della vita e dell’ambiente) Maria Grazia Cifone, prima concorrente della Inverardi nella corsa al rettorato. Il Senato, infatti, ha deliberato senza il parere vincolante del cda dell’Ateneo che, riunito ieri, non ha raggiunto il numero legale, e con il voto contrario del consiglio studentesco. Un «iter», secondo alcuni, non troppo corretto che lascerebbe spazio alla possibilità di ricorsi da parte dei futuri «esclusi» dai corsi di laurea. Insomma, la questione sembra essere destinata ad avere strascichi rilevanti.

«Quella di ieri è stata una procedura d’urgenza, necessaria a causa dei tempi stretti che abbiamo per chiudere l’offerta formativa», ha spiegato la rettrice Inverardi. «Entro domani, infatti, tutte le procedure per l’avvio dell’anno accademico devono essere concluse. La scelta di far saltare il numero legale del cda avrebbe potuto mettere a rischio tutti i 66 corsi dell’Ateneo. Il consiglio di amministrazione avrebbe, invece, potuto votare contro il numero chiuso, più onestamente, spiegando le proprie ragioni. Il comportamento di alcuni membri mi fa pensare che, in fondo, non erano poi tanto convinti. D’altra parte quello che è successo all’Aquila sta accadendo in tutta Italia: Biotecnologie è presente in 39 sedi e solo in cinque non ha l’accesso programmato; Scienze biologiche, invece, su 35 sedi è libera solo in quattro. La nostra scelta è stata necessaria per rispettare i parametri di legge e per offrire servizi adeguati agli studenti». Il rischio di perdere più di mille immatricolazioni non preoccupa la rettrice: «Degli iscritti al primo anno se ne perdono la metà al secondo e ancora il 50% dei restanti al terzo. È questo il meccanismo che bisogna combattere: l’abbandono. In tal senso abbiamo anche stanziato dei fondi in bilancio».

Non è dello stesso parere la direttrice del Mesva, il dipartimento più toccato dall’introduzione del numero chiuso. Al termine della seduta del Senato accademico, infatti, Cifone ha firmato una nota con altri colleghi (Fernanda Amicarelli, Maurizio Biondi, Carmine Marini, Anna Maria D’Alessandro) per spiegare che: «È facilmente deducibile che la non partecipazione dei consiglieri di amministrazione alla seduta del cda sia da ricondurre al fatto che non sono intervenuti elementi aggiuntivi tali da giustificare una nuova delibera da parte dell’organo che il 9 maggio aveva già bocciato il numero programmato».

Sulla decisione del Senato i professori precisano: «I senatori del Mesva hanno disertato la votazione ritenendo illegittimo l’iter seguito: non c’è, infatti, il previsto parere favorevole da parte del cda e tutti gli altri organi competenti si sono espressi contro la limitazione degli accessi. Per questo, anche a loro tutela, hanno ritenuto opportuno non votare una proposta il cui iter era non conforme a quanto previsto dalla legge e dallo Statuto di Ateneo. I 4 corsi interessati dalla proposta da noi contestata», concludono, «sono quelli più numerosi e con l’introduzione del numero chiuso gli studenti iscritti al primo anno passerebbero dagli attuali 2607 ai previsti 930 con una perdita netta di circa il 64%». Anche Chiara Petrocco, candidata con il Nuovo centrodestra alle prossime elezioni regionali, boccia la decisione del Senato accademico: «La scelta porterà a un crollo importante di iscritti e a una ripercussione negativa sull’economia locale». Di parere opposto Pina Pellegrini, dell’Ugl-Università: «Coloro che in questi giorni sbraitano contro il numero chiuso», dice, «fanno solo demagogia».

Michela Corridore

©RIPRODUZIONE RISERVATA