Crolli, famiglia morta a San Demetrio: caso riaperto

San Demetrio, il giudice dispone nuove indagini sul crollo dell'abitazione

SAN DEMETRIO. L' istanza per la riapertura del caso sulla morte di una famiglia sotto le macerie della propria abitazione a San Demetrio nei Vestini è stata accolta definitivamente. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale ha infatti bocciato definitivamente la richiesta di archiviazione della procura disponendo nuove indagini a tutto campo sulle cause del crollo ma anche su alcuni aspetti ammininistrativi che, almeno a parere del magistrato non sono stati approfonditi abbastanza.

Una decisione che rimette tutto in gioco quando forse nessuno ci sperava più. Infatti il caso pareva finito in archivio soprattutto dopo che sembrava mancasse la richiesta di comunicazione dell'esito delle indagini alle parti civili che, stando così le cose non si sarebbero potute opporre alla scelta del Pm. Poi tutto è stato chiarito, con il ritrovamento della carta, e l'opposizione è stata inoltrata cosa che che bloccato la chiusura definitiva del caso permettendo al giudice, dopo un esame molto laborioso, di disporre nuove indagini.

Secondo la denuncia, inoltrata dalle parti civili tramite l'avvocato aquilano Romeo Prosciutti il crollo potrebbe essere stato causato da lavori in corso della vicina ex chiesa di San Michele ora non più adibita a culto.

L'indagine in questione, per omicidio colposo contro ignoti, nasce in questo caso da una dinamica particolare che, per certi aspetti, ricorda la tragedia di via XX Settembre 79 dove sono morte 9 persone anche per via (ma questo è ancora tutto da provare visto che è in corso una perizia) di una costruzione edificata a ridosso del palazzo imploso.

Il crollo della abitazione a San Demetrio nei Vestini, secondo la tesi delle parti civili, che poggia anche su una perizia di parte e di una documentazione fotografica, sarebbe stata la conseguenza di lavori in corso di ristrutturazione della vicina ex chiesa di San Michele. Si tratta di una struttura che fino ad alcune decine di anni fa era adibita a luogo di culto ma ora adoperata per altri scopi. Fino al sisma, pur restando di proprietà della curia aquilana, il manufatto era utilizzato come rimessa di vario materiale ecclesiastico come statue e altri arredi che si usano nelle processioni. Queste opere edili, sempre secondo la denuncia, in seguito alla forte oscillazione dovuta al terremoto, avrebbero fatto inclinare l'ex edificio di culto che poi è rovinato sulla casa di contrada Collarano provocando la tragedia.

La sorte ha voluto che le macerie siano finite proprio sulla parte della abitazione nella quale stavano dormendo le vittime, uccidendole sul colpo.

Si trattava di una famiglia romena formata da Costantin Ghiroceanu, dalla moglie Darinca e dal figlioletto Iovan, tutti ben integrati in paese.

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