Crollo con nove vittime: tragedia senza colpevoli

Assolti i costruttori Frezza e Laurini sul banco degli imputati insieme a 3 tecnici Cade l’accusa di aver realizzato un palazzo troppo vicino a quello collassato

L’AQUILA. Una tragedia senza colpevoli. Il giudice unico Giuseppe Nicola Grieco non ha avuto molte esitazioni ad assolvere «per non aver commesso il fatto», i cinque imputati per il crollo del palazzo «Cioni-Berardi» di via XX Settembre 79, dove morirono 9 persone. Scagionati, dunque, i costruttori Armido Frezza e Francesco Laurini e i loro collaboratori Diego Scoccia, Pietro Paoloni, Enrico De Cristofaro. Si tratta di coloro che, a vario titolo, realizzarono pochi anni fa l’edificio «Belvedere» accanto a quello poi imploso. Secondo le accuse il nuovo edificio sarebbe stato realizzato troppo a ridosso a quello crollato e l’effetto di trascinamento e trasmissione delle scosse da un fabbricato all’altro sarebbe stato determinante a causare il collasso.

Ma ieri è stato il pm Fabio Picuti, colui che chiese il processo, a fare marcia indietro in maniera definitiva ribadendo la richiesta di assoluzione da omicidio colposo e lesioni con formula piena.

Picuti, suo malgrado, si è trasformato in un avvocato «aggiunto» al collegio difensivo. E, del resto, non poteva fare diversamente in quanto inchiodato dalle ultime dichiarazioni dei due periti del giudice, i quali hanno ribadito la fragilità del vecchio condominio «Cioni-Berardi» che sarebbe crollato comunque a causa delle scosse e che «si sarebbe dovuto evacuare già all’inizio dello sciame sismico».

Ieri Picuti, a sostegno della sua tesi, ha riportato alcune definizioni dei periti sulla stabilità di quel palazzo edificato nel 1963 parlando di «progetto temerario», «progetto garanzia di crollo» e «progetto criminale». Di fronte a queste «frasi chiave» e alle affermazioni precedenti degli esperti per le quali l’interazione, semmai ci fosse stata, comunque non sarebbe risultata determinante, le conclusioni del pm erano obbligate.

Del resto, anche in occasione di una recente audizione fu proprio uno dei consulenti del pm a spostare l’attenzione proprio verso gravi carenze del condominio «Cioni-Berardi» piuttosto che su altre problematiche costruttive e di collegamento tra i due palazzi che furono il cavallo di battaglia della tesi accusatoria. Deposizione forse da interpretare come un’inversione di marcia in relazione alle precedenti conclusioni. La stessa Procura, del resto, aveva inizialmente temuto che il materiale probatorio potesse portare a un rinvio a giudizio ma sostenere l’accusa in dibattimento era molto più difficile. Le parti civili hanno contestato questa interpretazioni dei fatti sostenendo l’esistenza comunque di punti di contatto tra palazzi e di un giunto tecnico non adeguato ma il verdetto sembrava segnato. Per cui le responsabilità vanno attribuite solo a chi realizzò il palazzo (ma sono tutti scomparsi da anni) e al Genio civile che mezzo secolo fa dette l’ok al progetto.

Il giudice depositerà le motivazioni tra novanta giorni. Già si discute sull’ipotesi di un processo penale d’appello. Che ci potrà essere solo se la Procura presenterà un ricorso al quale si potranno accodare le parti civili. Ma sembra difficile che il pm faccia appello contro un verdetto che è stato egli stesso a sollecitare.

Nel corso del procedimento, durato quattro anni e con l’intervento di dieci periti, gli imputati sono stati assistiti dagli avvocati Ernesto Venta, Ascenzo Lucantonio, Massimiliano Venta, Giuseppe Marazzita, Floriana De Cristofaro, Amedeo Ciuffetelli.

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