Crollo Convitto, in aula dolore e polemiche

Oggi l'udienza per i tre studenti morti. Le Parti civili: no al trasferimento del processo

L'AQUILA. Torna in aula, tra polemiche e dolore, l'udienza preliminare sul crollo del Convitto Nazionale che il 6 aprile 2009 costò la vita a 3 ragazzi. Imputati, per omicidio colposo e lesioni, il preside Livio Bearzi e il dirigente provinciale Vincenzo Mazzotta.

LA POLEMICA.
Sarà battaglia legale ma non solo. Intanto l'avvocato Antonio Milo del foro di Avezzano che rappresenta i familiari di Luigi Cellini, di Trasacco, uno dei tre minorenni morto sotto le macerie, critica la scelta da parte dell'avvocato di Bearzi, di inoltrare l'istanza di rimessione in Cassazione per spostare altrove il procedimento per «legittimo sospetto». «E' una istanza infondata» afferma «priva di peso giuridico e sono convinto che i magistrati di corte di Cassazione la respingeranno». «Qualora, visto che tutto è possibile, così non fosse» aggiunge «non fa nulla nel senso che a noi interessa solo che sia accertata la verità in modo imparziale. Ritengo, comunque che si siano utilizzate argomentazioni fuori luogo per chiedere lo spostamento del procedimento in altro tribunale». 

CHIESTI I DANNI.
Questa mattina, dunque, alle 9,30, ripartirà l'udienza preliminare che era stata rinviata tre settimane fa per una notifica non fatta a una parte civile residente all'estero. Infatti le altre due vittime del crollo Marta Zelena e Ondrey Nuozowsky, erano originarie della Repubblica Ceca e i loro parenti vivono lì. Non è ancora del tutto certo che la notifica (per eventualmente costituirsi) sia stata effettuata nei modi corretti.  Se l'udienza, davanti al giudice Marco Billi avrà il suo regolare corso, gli avvocati che rappresentano la famiglia Cellini e uno dei sopravissuti, (Antonio Milo e Roberto Verdecchia) rinnoveranno nella costituzione di parte civile la richiesta di danni materiali e morali per un valore complessivo di due milioni e trecentomila euro.

I danni sono chiesti agli imputati, alla Provincia, al ministero dell'Istruzione e a quello dei Beni culturali.  Questa mattina, dunque, si verificherà anche se il giudice, nonostante l'istanza in Cassazione inoltrata dal difensore di Bearzi, Paolo Enrico Guidobaldi, riterrà comunque di andare avanti (come ha fatto il suo collega e capo di ufficio Giuseppe Grieco) o se bloccherà i lavori. Va precisato che l'altro imputato, Vincenzo Mazzotta non intende far spostare altrove il procedimento. Ma qualora fosse accolta la richiesta di Guidobaldi dalla Cassazione, lui e i suoi difensori (Antonio Mazzotta e Paolo Mazzotta) non si potranno opporre. In attesa della decisione della cassazione il giudice per le indagini può portare avanti l'udienza fin dove vuole ma non può emettere decisioni riguardanti rinvio a giudizio, proscioglimenti, e tantomeno sentenze su ipotetici riti abbreviati. 

LE ACCUSE.
Il preside e il dirigente della Provincia (ente che gestisce alcune strutture scolastiche) sono accusati di omicidio colposo e lesioni colpose per delle condotte omissive. Il preside non avrebbe mai sottoposto la vecchia struttura ai restauri. Inoltre non sarebbe mai stato redatto un piano per la sicurezza. A Mazzotta sono mosse contestazioni simili. Tra le accuse al preside anche il fatto che, secondo i pubblici ministeri, Alfredo Rossini e Fabio Picuti sarebbe stato opportuno, dopo le due scosse che precedettero la catastrofe, far evacuare l'edificio che è stato realizzato oltre un secolo fa. Ma il preside ha sempre obiettato che nessuna legge gli dava questa facoltà, visto che si tratta di un potere che ha solo il sindaco.

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