D'Ercole: io sotto attacco ma non cedo

Il vescovo sui rapporti con Traversi e Cavaliere: cattive compagnie

L'AQUILA. Ammette di aver frequentato «cattive compagnie», tra cui un sedicente massone con l'ufficio in Curia, dice di sentirsi sotto attacco ma aggiunge: «Pronto a soffrire ma non a cedere». Il vescovo ausiliare Giovanni D'Ercole rompe il silenzio.

LA PAROLACCIA. Dopo aver chiesto scusa ai cittadini aquilani nel corso di una manifestazione pubblica in piazza Duomo e dopo aver scritto una lettera accorata ai parroci e, per loro tramite, alla comunità dei fedeli, D'Ercole torna a prendere carta e penna. «Da diversi giorni», scrive il vescovo ausiliare, «prosegue la tempesta mediatica aquilana che mi vede indirettamente coinvolto pur essendo parte offesa, se i fatti saranno appurati nella loro verità. Quello che avevo da dire l'ho comunicato alla gente in piazza Duomo e poi ai sacerdoti. Se oggi riprendo la parola è solo perché nell'edizione del Centro di mercoledì 12 ottobre e nelle locandine, si attribuisce al sottoscritto un'espressione volgare che mai mi sono permesso di pronunciare, avendo un rigetto fisico per tutto ciò che sa di triviale e di volgare. Del resto viene riferita da altri», (e in particolare da Augusto Ippoliti, uomo della Curia, stretto collaboratore dei vescovi, il quale, uscendo da una riunione con lo stesso D'Ercole, ne riferisce «immediatamente dopo» l'esito e il contenuto all'arrestato Gianfranco Cavaliere, come si evince dall'articolo, ndr), «e non percepita dalla mia bocca: notizia questa di non poco conto. Mi sia permesso, ora, di aggiungere qualche ulteriore riflessione».

«NON MOLLO». «Vorrei ringraziare i sacerdoti e la gente che continuamente mi esprime vicinanza e solidarietà in questo momento non facile e al quale non sono abituato, pur essendo uomo di comunicazione», continua il presule originario di Rendinara di Morino. «Più di qualcuno mi manifesta il timore che questi attacchi siano rivolti alla mia persona nel tentativo di stancarmi e di portarmi ad abbandonare il campo. Io voglio pensare che così non sia. Ad ogni modo, a tutti vorrei dire che quando si nutre la consapevolezza di aver compiuto il proprio dovere, occorre essere pronti a soffrire ma non a cedere, nella certezza che tutto rientra in un piano di salvezza e che Iddio sa trarre il bene anche dal male. Chi mi conosce sa che ogni giorno lavoro, al di là di quello che possa apparire da notizie frammentarie e talora imprecise, non per intrallazzare affari, ma con l'unico scopo di stare accanto alla gente e di aiutare e tutelare i deboli e i poveri come San Luigi Orione mi ha insegnato. Ma per amare concretamente bisogna essere disposti anche a rischiare di persona».

«CATTIVE COMPAGNIE». «Se poi», ammette il vescovo, «sia incappato in cattivi compagni di viaggio e non abbia avuto la capacità di riconoscerli subito, questo dispiace certamente, e costituisce un invito concreto a maggiore prudenza. Questa lezione l'ho ben appresa, e mi servirà per l'avvenire. Infine, un'altra riflessione ancor più maturata nella preghiera di questi giorni. La ricostruzione più necessaria non è quella materiale delle case e delle chiese distrutte dal sisma, bensì quella umana, sociale e spirituale. So che la principale preoccupazione non dovrà essere ricostruire le mura e gli edifici sacri, ma ricostruire la speranza, la coesione e la fiducia nelle comunità. Del resto, questo è il principale compito di ogni Pastore. Questa ricostruzione spirituale è già del resto iniziata e si va intensificando in questo tempo, partendo da Gesù realmente presente nel mistero eucaristico e da Maria, nostra celeste madre. Ad esempio, la piccola chiesa di Cansatessa, primo dono degli alpini del Trentino alla nostra città terremotata, è da più di un anno ormai centro di adorazione eucaristica perpetua. È nel silenzio di questo luogo di ascolto e di meditazione che arde e si propaga la fiamma indistruttibile dell'amore divino, unica sorgente di speranza per dare vita a un mondo rinnovato. Sono certo che con il tempo incendierà di amore divino la città e sarà l'alba di un giorno nuovo. Per questo prego e tutto offro a Dio. Con affetto Giovanni D'Ercole».

ASSEMBLEA SPOSTATA. Che stia soffrendo, il vescovo l'ha ripetuto anche al ritiro del clero. Spostata l'assemblea diocesana di sabato 15. Un rinvio di qualche mese, quando sarà conclusa la visita pastorale di Molinari.

© RIPRODUZIONE RISERVATA