D'Ercole sbotta: se m'arrabbio salta tutto

Il vescovo intercettato si sfoga per il mancato invito al summit con Chiodi e Giovanardi

L'AQUILA. I piani operativi di Fabrizio Traversi prevedevano che monsignor Molinari si facesse da parte. E, inoltre, tra i suoi disegni, condivisi secondo gli investigatori con Gianfranco Cavaliere, anche quello di scavalcare il commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi nel rapporto con il sottosegretario Carlo Giovanardi in tema di gestione dei fondi per il sociale e addirittura per la ricostruzione. Lo si intuisce da alcuni passi della marea di intercettazioni che la procura della Repubblica ha depositato nella cancelleria del tribunale per il riesame nell'ambito dell'indagine «Attenti a quei due» per la presunta tentata megatruffa.

Tutto nasce dalla richiesta del commissario Chiodi di incontrare a palazzo Chigi lo stesso Giovanardi. Traversi si insospettisce e contatta Augusto Ippoliti (estraneo ai fatti) persona vicina alla Curia in quanto dipendente. «Bisogna capire cosa c'è dietro», dice, dopo una serie di congetture legate a ipotetiche «frizioni interne» tra l'arcivescovo Giuseppe Molinari e il vescovo Giovanni D'Ercole. Traversi dice «che Molinari di tutto questo deve essere il motore immobile... si deve convincere che è lui che gestisce quando invece gestisce... capito? Dobbiamo giocare raffinatamente perché dobbiamo portare a casa'sti nove milioni di euro. Anzi se poi so' tutti e dodici pure meglio... e l'input a Gianfranco gliela data Antonio Morgante che già fa parte della squadra...». Morgante, poi, si rivelerà persona ostile al disegno degli indagati.

Gli indagati temono di essere fatti fuori dal summit tra Giovanardi e Chiodi. L'intento dichiarato, secondo i carabinieri del Noe che hanno fatto le indagini, è quello di mettere il commissario Chiodi «con le spalle al muro» riguardo al finanziamento dei fondi. Si articolano una serie di telefonate tra Ippoliti, Cavaliere, Traversi e altri ancora. La mattina successiva Ippoliti parla con D'Ercole e successivamente riferisce l'esito della conversazione a Gianfranco Cavaliere. «Ho finito adesso un colloquio con monsignor D'Ercole... a lui questa convocazione di Gianni Chiodi risulta molto strana e ha detto "prima che mi incazzo e faccio saltare tutto... voglio che Giovanardi mi mandi un fax in cui invita anche me e che lo mandi per conoscenza a Chiodi».

Alla fine arriva la richiesta alla segreteria di Giovanardi nelle quale fa presente che i due vescovi aquilani chiedono di partecipare al summit nel quale oltre a Chiodi ci sarà anche il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente. La richiesta di partecipazione, però, resta lettera morta. Traversi contatta di nuovo Cavaliere per capire il perché dell'iniziativa di Chiodi che li ha spiazzati.

Traversi gli dice che domani verrà fissato un appuntamento per capire. Cavaliere, comunque, ha una sua idea: «Penso che monsignor D'Ercole si sia incazzato come una fiera con Chiodi» ricevendo una risposta molto colorita. «Quando si è incazzato si scazza...». I due principali indagati si recheranno in Regione per incontrare Antonio Morgante, segretario del commissario per la ricostruzione. L'intento è quello di ottenere un summit con lo stesso Gianni Chiodi che non ci sarà, cosa che delude i due. A quel punto, sempre secondo gli investigatori, la strategia cambia e gli indagati attaccano Chiodi in modo obliquo per screditarlo. Traversi comincia a riferire ai suoi interlocutori che «Chiodi non dialoga con Letta e con Tremonti si vuole mettere sotto e si corre il rischio che i soldi per la ricostruzione non arrivino... se non riprende i contatti con Letta è fottuto... i quattro miliardi che servono per la parte immobiliare, più gli ottocento milioni del master plan, più tutto il resto non gli arriva un tubo...». Parlando con un interlocutore afferma che «c'è una battaglia sull'Abruzzo che tu non hai idea... ieri c'è stato uno scontro diretto tra Letta, Tremonti e Chiodi... una cosa spiacevole».

Secondo gli investigatori Traversi è una sorta di «seminatore di panico» prospettando un falso quadro di rapporti istituzionali tesissimi ad alto livello lasciando intendere di poter essere la persona ideale per ricucire lo strappo. Il tutto finalizzato a far pensare che la cosa migliore da fare sia accantonare la struttura commissariale facendo confluire le competenze e le risorse nella nascente Fondazione. Dunque cercava non solo i soldi del sociale ma anche quelli per la ricostruzione. Il tutto millantando amicizie che non aveva. Almeno secondo i carabinieri.

Poi, parlando con l'ex assessore provinciale Mimmo Srour, continuava a screditare Chiodi. «Chiodi è isolato» gli dice, «e mi hanno chiesto di fare da tramite con Tremonti e Letta, lui sono sei mesi che non parla con Letta e l'ultima volta che si sono visti con Tremonti hanno litigato. I soldi dell'Abruzzo non sono più competenza di Tremonti ma Berlusconi li ha passati a Fitto».

Traversi, dunque, sembra puntare anche a presentarsi come il migliore sostituto di Chiodi al vertice del commissariamento. Un tentativo goffo in quanto poggiava su rapporti fiduciari in realtà inesistenti. Non è un caso che in una conversazione intercercettata con il vescovo D'Ercole Gianfranco Cavaliere dica: «Dobbiamo fare terra bruciata intorno a Chiodi».

Nel corso delle indagini è poi emerso che Morgante, che inizialmente sembrava stare al gioco dei due principali sospettati in questa inchiesta, era tutt'altro che allineato ai loro progetti. Questo ha fatto in modo che le indagini su di lui non siano mai decollate. Del resto, nelle fasi iniziali dell'inchiesta c'è una frase dello stesso Morgante che, in una conversazione intercettata, definisce Traversi e Cavaliere «personaggi di una pericolosità assoluta». Morgante, nei giorni scorsi, si è recato in procura per depositare alcuni atti chiesti dagli investigatori. In precedenza era stato anche ascoltato come persona informata sui fatti. Prima di lui erano stati sentiti, sempre come persone informate, anche il sindaco dell'Aquila e lo stesso Chiodi.

Va anche detto, in conclusione, che verrà scoperto (in relazione al summit tra Giovanardi e Chiodi) il tentativo di Traversi di far apparire che la presenza sua e del vescovo fosse stata chiesta dallo stesso Giovanardi. Lo si capisce dalla telefonata tra Cavaliere e la segretaria di Giovanardi.

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