D’Ercole vuole una nuova reliquia e il Comune rilancia sul turismo

Interessato il postulatore della causa di canonizzazione del Beato Papa Giovanni Paolo II Difficile ricomporre il frammento ritrovato. Oggi i fedeli del santuario troveranno la strada chiusa

L’AQUILA. Una nuova reliquia per San Pietro della Jenca, il santuario violato. È stato il vicario generale dell’arcidiocesi dell’Aquila Giovanni D’Ercole a prendersi la briga di contattare direttamente monsignor Slawomir Oder, postulatore della causa di canonizzazione del Beato Giovanni Paolo II, per chiedere che – data la particolarità dell’accaduto – venga inviato un nuovo frammento da affidare alla pubblica venerazione.

LA CHIESA. Appare defilata, sulla vicenda, la posizione dell’arcivescovo Giuseppe Petrocchi che nei giorni convulsi dell’avventuroso ritrovamento ha lasciato che sulla scena vi fosse il suo primo collaboratore. Alla luce di quanto accaduto, comunque, quando si saranno calmate le acque, la Curia ha intenzione di chiarire bene la questione del santuario che negli ultimi tempi ha cambiato tre volte rettore. E non solo le chiavi della serratura. Del resto, alla vigilia della canonizzazione di Wojtyla il santuario è destinato ad assumere una valenza speciale. In questo processo la diocesi vuole che siano pienamente ripristinate le norme canoniche che regolano gli edifici sacri. Stamani, sull’onda dell’emozione causata dal furto e poi dal ritrovamento, sono attesi fedeli e curiosi. I quali, però, troveranno la strada chiusa per pericolo valanghe.

IL COMUNE. L’assessore al Turismo Lelio De Santis stringe i tempi per dotare il santuario non solo di un adeguato sistema di allarme ma anche di alcuni servizi ritenuti essenziali per l’accoglienza dei pellegrini. E rispunta il progetto di sviluppo turistico religioso. «Con il recupero della reliquia», scrive De Santis, «rubata da tre ragazzi che pensavano solo di risolvere qualche problema di sopravvivenza, finisce bene, per fortuna, una brutta storia che ha tenuto col fiato sospeso fedeli ed estimatori di Papa Giovanni Paolo II. È finito anche il grande clamore mediatico e il santuario torna confinato nel silenzio alle pendici del Gran Sasso, a disposizione di pochi fedeli abitudinari della domenica e presto, probabilmente, anche dei tanti che lo hanno scoperto con questa triste vicenda. La chiesa del borgo, oggi, è il santuario di Papa Giovanni Paolo II più noto in Italia e nel mondo e con la canonizzazione del 27 aprile diventerà una meta religiosa sempre più ambita e visitata. Per questo l’amministrazione ha il dovere di creare le migliori condizioni logistiche e ambientali per rendere fruibile e accogliente l’intera area, che rappresenta non solo un bene religioso, ma anche culturale e turistico. A tal fine ho convocato un incontro con l’associazione San Pietro della Jenca e un gruppo di tecnici e imprenditori per programmare, in termini assolutamente ecocompatibili, iniziative e interventi concreti per realizzare le essenziali infrastrutture igieniche, di accoglienza e di promozione turistica».

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