Dagli scavi per la rete del metano spuntano i resti di una necropoli 

Avezzano, due delle 3 tombe venute alla luce di fronte al cimitero risalgono al periodo tra il 700 e 600 a.C.  La dottoressa Ceccaroni della Soprintendenza: «Una scoperta importantissima per questa realtà»

AVEZZANO. Non vi sono più dubbi: lungo le rive del lago Fucino già nel VII secolo a.C. vi erano degli insediamenti. A testimoniarlo il ritrovamento di tre tombe avvenuto di fronte al cimitero di Avezzano, a ridosso della strada provinciale che collega il capoluogo marsicano con Luco dei Marsi e Trasacco.
L’importantissima scoperta è stata fatta qualche giorno fa durante le indagini preventive per un allaccio alla rete del metano, previste per legge e dirette dalla Soprintendenza archeologia, beni culturali e paesaggio dell’Abruzzo. Nel corso degli scavi sono venute alla luce tre tombe a fossa. Due risalgono al periodo compreso tra la fine dell'età del ferro e l’inizio dell’età arcaica, cioè tra il 700 e il 600 a.C.. In una, nella quale lo scheletro è quasi intatto, è stata rinvenuta anche una fibula; nell’altra oltre ai resti è stata rinvenuto un pannello di ferro.
La terza tomba è affiorata un po’ più distante dalle altre due. Accanto allo scheletro sono stati trovati anche due vasi, che facevano parte del corredo funerario.
Che in quell’area, a ridosso del nucleo industriale, potesse esserci una necropoli la Soprintendenza l’aveva già intuito circa 10 anni, da alcuni frammenti ossei affiorati qua e là. Quell’intuizione ora è diventata una realtà. I resti rinvenuti grazie a un decreto legislativo del 2016, che impone scavi preventivi in caso di lavori di pubblica utilità, sono stati trasferiti, su disposizione della Soprintendenza, nei laboratori del Museo della preistoria a Celano, per potere eseguire ulteriori accertamenti.
Alle indagini preventive, per la realizzazione di un impianto fotovoltaico, si deve anche la scoperta cinque anni fa, in località Pratovecchio a Celano, di una vasta necropoli del periodo romano.
Le tombe venute allora alla luce furono 230. Secondo la dottoressa Emanuela Ceccaroni, funzionaria della Soprintendenza e responsabile degli scavi nella Marsica, la scoperta della necropoli alle porte di Avezzano è «importantissima» per due motivi. Primo perché «attesta la presenza dell’uomo in quella zona fin dal VII secolo a.C. Questo», spiega, «significa che già dalla fine dell’età del ferro, lungo le rive del lago vi fossero degli insediamenti, i cui abitanti praticavano prevalentemente la pesca». Il secondo motivo è dato dal ritrovamento della tomba, risalente dal periodo tardo imperiale.
«Questo vuol dire», prosegue la dottoressa Ceccaroni, «che, dall’età dei sette re di Roma alla fine dell’Impero romano, lungo le rive del lago Fucino c’è stata continuità di vita e di insediamenti».
Dopo questa importante scoperta non è escluso che nella zona dove sono affiorate le tre tombe possano essere avviata dalla Soprintendenza una campagna di scavi in collaborazione con alcune Università italiane come è avvenuto per altri siti.
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