Dagli scavi spunta l’antica rete idrica 

La soprintendente Vittorini: opere risalenti al Medioevo poi forse usate come vie di fuga. Nessuna interferenza con i palazzi

L’AQUILA. Un sistema di regimazione e captazione delle acque sotterranee composto da cunicoli, condutture e un pozzo verticale. È quanto emerso, a seguito delle indagini condotte dalla Soprintendenza per l’archeologia, le belle arti e il paesaggio dell’Aquila e del cratere, in via Santa Croce, non molto distante dalla nota zona di porta Barete. A rivelarlo, a qualche giorno dal termine dello scavo, è la soprintendente, Alessandra Vittorini, che specifica: «I lavori sulle palazzine della zona non interferiscono con la tutela di quanto emerso. Gli attuali progetti e le modifiche progettuali, in parte imposte, rendono le costruzioni, realizzate o da realizzare, compatibili dal punto di vista della non interferenza».
I RITROVAMENTI. «Quella di Santa Croce era una zona paludosa e caratterizzata da risorgive. Dal centro storico, sul colle, le acque scendevano a valle e si concentravano in una serie di risorgive e affioramenti», spiega la soprintendente. «La struttura rinvenuta, di captazione di acque sotterranee, probabilmente risale al Medioevo. Era stato necessario affrontare, a livello sotterraneo, la gestione dei flussi d’acqua per indirizzarli a un corretto smaltimento». «Sono state portate alla luce, infatti, due condotte, una più superficiale, l’altra più profonda, unite da un pozzo verticale. La profondità dei cunicoli», spiega, «arriva a sei metri sottoterra. Dopo l’indagine e il rilievo, si procederà con la documentazione di dettaglio, la valutazione degli interventi a garanzia di non interferenze, la protezione, la conservazione delle testimonianze rinvenute e il ripristino di un piano di campagna per gli usi attuali».
LA RICOSTRUZIONE. I ritrovamenti, dunque, non interferiranno con la ricostruzione dei civici 6 e 8 di via Santa Croce, che insistono sul sistema sotterraneo. «La situazione attuale è l’epilogo di una vicenda cominciata due anni fa, quando si pose il problema delle indagini preliminari alla ricostruzione delle due palazzine che, in ragione all’adiacenza di quell’area sensibile, avevano avuto un percorso di indagini preventive, sollecitato sia dalla Soprintendenza, sia raccolto dalla proprietà, dalle imprese che stanno eseguendo gli interventi nella zona e dalle direzioni dei lavori», continua Vittorini. «In quella fase erano emersi rinvenimenti, poi la cosa era stata accantonata e di queste strutture si prescriveva una più attenta indagine e documentazione. Lo scavo è stato concluso nei giorni scorsi».
PASSAGGI SOTTERRANEI. Un’ipotesi piuttosto suggestiva riguarda la possibilità che i cunicoli del sistema di regimazione delle acque rinvenuti nei giorni scorsi possano essere stati usati, in epoche successive, come vie di fuga. «Non abbiamo elementi per affermarlo con certezza», spiega ancora la soprintendente Vittorini, «ma la cosa non può essere esclusa». «È necessario, comunque, attendere gli studi che verranno presto realizzati sugli scavi per riuscire ad avere informazioni più dettagliate anche su questo specifico argomento».
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