Di Iorio ferma gli studenti

Il rettore: «Gli sfollati restino alla Campomizzi»

L’AQUILA. «Non chiederò mai ai miei ragazzi, né loro si sognerebbero di farlo, di occupare la caserma Campomizzi cacciando gli sfollati che lì hanno trovato ospitalità ». Mentre continuano le proteste da parte di chi è stato invitato a lasciare la caserma, il rettore dell’Università dell’Aquila, Ferdinando di Orio, giudica opportuno rinunciare all’insediamento degli studenti se questo comporta trasferimenti traumatici, soprattutto per le persone anziane.

Sono proprio i più anziani i più preoccupati di fronte ad un eventuale nuovo trasloco, sebbene si parli di destinazione comprese nell’hinterland dell’Aquila. «Qui in caserma non abbiamo barriere architettoniche », commenta la signora Anna Scipioni, «mentre non abbiamo alcuna garanzia per quelle che sono le prossime destinazioni, soprattutto per chi ha difficoltà motorie». E fra questi, c’è la signora Adriana che è arrivata alla Campomizzi dopo mesi nella tendopoli di Acquasanta. Ieri mattina per lei lo stress è stato tale, nel parlare del trasferimento, che ha avuto un malore davanti all’ingresso.

A soccorrerla è intervenuta un’ambulanza. Ma c’è chi protesta anche perché è stato trasferito in una stanza che non esiste, come la signora Fiorella Tracanna, invitata ad occupare una camera in una struttura alberghiera a porta Rivera, ma nessuno si è preso la briga di avvertire la reception, mentre Vincenzo Visco ha chiesto una sistemazione stabile, che gli consenta di svolgere il suo lavoro di autotrasportatore. «Faccio anche 800 chilometri al giorno», spiega, «ho bisogno di poter contare su un appoggio fisso».

Si protesta anche sui modi. «Giovedì è venuto qui un funzionario del Comune», racconta Antonietta Centofanti, «e ha avuto anche il coraggio di dire ai residenti “la vacanza è finita”». La signora Centofanti, che è anche presidente del comitato “Familiari delle vittime della Casa dello studente”, dice di essere a conoscenza delle generalità dell’uomo. «Mi riserverò di farle in una sede opportuna », aggiunge. Adesso gli sfollati attendono risposta, anche alla luce delle dichiarazioni del rettore.

«L’università», ha spiegato in una conferenza alla Reiss Romoli, «non ha mai fatto un solo atto che mettesse in discussione posti letto da assegnare ai cittadini sfollati ». Il rettore ha chiarito che l’idea di usufruire dei posti letto della caserma, non è dell’ateneo. «E’ una proposta che è stata fatta dalla Protezione civile», ha detto di Orio, «mai pensavamo che ciò significasse una nuova deportazione degli aquilani». Secondo l’accordo, sottoscritto dal prefetto, Franco Gabrielli, dal vicecapo della Protezione civile, Bernardo De Bernardinis, dal prorettore Roberto Volpe e dal commissario Adsu, Francesco D’Ascanio, entro il 15 febbraio i posti letto in caserma sarebbero stati resi disponibili agli studenti in quanto non vi sarebbero stati più gli sfollati, che avrebbero trovato sistemazione altrove.

«La realtà è ora ben diversa dalle previsioni», ha commentato il rettore, «e questo testimonia il fallimento del piano Case». Per questo motivo, di Orio è pronto a chiedere ai suoi studenti di aspettare ancora. «Loro sono giovani ed in grado di affrontare i disagi del pendolarismo. Le persone anziane che da qualche tempo vivono nella caserma Campomizzi è giusto che restino lì e che non subiscano trasferimenti coatti. E’ giusto, però, ricordare agli aquilani che hanno affisso lo striscione “Di Orio ospitaci tu”», ha puntualizzato ancora il rettore, «che hanno sbagliato bersaglio, perché avrebbero dovuto rivolgersi al commissario Chiodi o al vice Cialente».