Di Orio condannato, rischia i domiciliari 

Confermati 30 mesi all’ex rettore per induzione indebita nei confronti del prof Tiberti. I suoi legali puntano ai servizi sociali 

L’AQUILA. L’ex rettore ed ex senatore, Ferdinando di Orio, è stato condannato anche dalla Cassazione, che ha ritenuto il suo ricorso inammissibile, alla pena di due anni e mezzo di reclusione, con l’accusa di induzione indebita nei confronti dell’ex collega, il professor Sergio Tiberti. Di Orio ora rischia se non il carcere quantomeno i domiciliari o l’affidamento ai servizi sociali. Infatti, secondo la recente legge “spazzacorrotti”, per condanne legate a reati del genere, è previsto l’arresto immediato con la detenzione in carcere, anche per gli imputati con più di 70 anni, come accaduto alcuni mesi fa all’ex governatore della Lombardia ed ex senatore, Roberto Formigoni. Tuttavia, è in corso un dibattito serrato che coinvolge anche la Corte Costituzionale, sull’applicazione retroattiva o meno della legge.
L’ultima parola comunque spetta alla Procura generale presso la Corte di appello di Roma. In alcuni casi, è stato deciso per la non retroattività, inoltre in questo senso ci sono pronunciamenti della Cassazione: i legali di di Orio, Guido Calvi, del Foro di Roma e Mauro Catenacci, del Foro di Teramo, mirano a limitare i danni con la concessione di una misura alternativa, tra cui i servizi sociali.
Secondo la maggioranza di giuristi la drastica misura non è applicabile a di Orio in quanto il fatto contestato all’ex senatore oggi è precedente alla norma.
«E’ un momento di incertezza rispetto all’attuazione del nuovo 4 bis della legge sull’ordinamento penitenziario in ordine alla sua applicabilità, anche ai delitti come quelli in questione commessi prima della sua entrata in vigore», dice Catenacci, «chiederemo alla Procura presso la Corte di Appello di Roma che prevalga l’interpretazione più favorevole».
Secondo l’accusa l’ex rettore avrebbe obbligato Tiberti (di cui fu amico per molti anni) a consegnargli denaro non dovuto, oltre a regali anche costosi per diverse decine di migliaia di euro, altrimenti avrebbe penalizzato la sua carriera. In primo grado, l’ex rettore era stato condannato a tre anni di carcere e cinque di interdizione dai pubblici uffici. In appello la pena fu ridotta di sei mesi perché, come ha sottolineato il difensore della parte civile, Giorgio Tamburrini del Foro di Roma, alcuni reati sono andati prescritti. Dopo la condanna in primo grado l’ex rettore fu sospeso dall’insegnamento di storia della Medicina e dallo stipendio per via della legge Severino.
Curioso il fatto che nel 2007 di Orio fu eletto rettore con largo margine ai danni di Edoardo Alesse, eletto proprio pochi giorni fa alla guida dell’Ateneo dell’Aquila per i prossimi sei anni.
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