Diagnosi sbagliata, Asl condannata 

L’Azienda sanitaria ha liquidato 40mila euro dopo la sentenza del tribunale per danno fisico permanente a un ragazzo

L’AQUILA. Il tribunale ha condannato l’Asl a risarcire i familiari di un minorenne in seguito a un presunto caso di malasanità. La somma che l’Azienda sanitaria ha pagato ammonta a poco più di 40mila euro a fronte di una richiesta di circa il doppio. Una battaglia legale durata sette anni.
I fatti si riferiscono, per l’appunto, al 2010, quando il minorenne venne accompagnato dai propri genitori all’ospedale dell’Aquila dopo aver accusato improvvisamente, forti dolori al basso ventre. Furono complessivamente quattro le visite urologiche alle quali il bambino venne sottoposto, sempre in ospedale. Secondo i medici che lo avevano visitato, il paziente era affetto da “epididimite acuta”, curabile con terapia antibiotica. Ma nonostante le cure il quadro clinico del minore non migliorò quasi per nulla, tant’è che i genitori decisero di chiedere un consulto all’ospedale Bambino Gesù di Roma. I medici di quell’ospedale fornirono una versione dei fatti diversa: la nuova diagnosi parlava di una torsione del testicolo destro che andava subito operato. Ma il danno era stato nel frattempo cagionato, in quanto il bambino era stato costretto a sottoporsi a un intervento chirurgico per l’asportazione del testicolo andato nel frattempo in necrosi.
«Rilevantissimo», si legge nel ricorso accolto dal tribunale, «sotto plurimi profili, il pregiudizio patito non solo dal ragazzo, sia in termini di danno biologico in senso stretto, sia per le sofferenze patite a causa dello stato patologico insorto e le ripercussioni e conseguenze di vita di relazione e scolastica , ma anche da essi genitori in termini di danno patrimoniale».
Alla fine il giudice ha emesso la sentenza e l’Azienda sanitaria ha liquidato quanto dovuto. Il perito ha parlato, nella sua relazione, «di un errore di diagnostica differenziale». Il ricorso, poi accolto, venne presentato dall’avvocato della parte civile, Maria Teresa Di Rocco. Sulla vicenda esiste anche un procedimento penale per il quale, anni fa, furono iscritti nel registro degli indagati due medici dell’Aquila.
Il procedimento, per lesioni colpose, è ancora da definire e, nonostante la decisione del tribunale civile, gli esiti restano incerti visto che, sotto il profilo penale, la responsabilità medica è molto ridotta anche in relazione alle ultime direttive della Cassazione.
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