Don Paolo, dossier in mano a Petrocchi

Piccoli (indagato per omicidio) stipendiato dalla Chiesa aquilana della quale fa tuttora parte anche se “in quiescenza”

L’AQUILA. Legge, prega e chiede preghiere. E mette da parte i tasselli di una vicenda dolorosa, contenuta, da pochi giorni in uno specifico dossier (l’ennesimo) portato alla sua diretta attenzione. Monsignor Giuseppe Petrocchi, arcivescovo dell’Aquila, è tuttora da considerarsi il superiore di don Paolo Piccoli. Il sacerdote indagato per omicidio volontario aggravato per fatti avvenuti nel seminario di Trieste, in realtà, non ha mai tagliato il cordone ombelicale che lo lega all’arcidiocesi dell’Aquila. Nei cui ranghi il prete veronese – in quiescenza, cioè a riposo, già all’età di 52 anni – è ancora annoverato e incardinato, non fosse altro per quel ruolo al quale lui ed altri tengono molto, quello di canonico onorario del capitolo metropolitano, per cui in tanti si fregiano pure del titolo di monsignore con tanto di croce pettorale. Ma chi sono i canonici? Per il diritto della Chiesa i vescovi sono chiamati a nominare canonici «solo sacerdoti che si distinguono per dottrina e integrità di vita e che abbiano esercitato lodevolmente il ministero» (canone 509 comma 2). Ma al di là della disputa su titoli onorifici e vesti rosse, il quadro da “Nome della rosa” che emerge dalle indagini, con al centro la morte violenta di un sacerdote di 92 anni, Giuseppe Rocco, scuote dal profondo l’arcidiocesi, dal capo fino all’ultimo dei fedeli. «Alla vigilia della Perdonanza, una nuova dura prova da superare per la tormentata Chiesa aquilana», commenta un sacerdote. Il presule aquilano fa sapere che segue il caso «con vigile attenzione» e che aspetta «l’evolversi della situazione».

LA RIMPATRIATA. Piccoli, che il 13 dicembre comparirà davanti al gup, il quale dovrà decidere se mandarlo a processo o meno, ha scelto di ritirarsi nella diocesi di Albenga-Imperia, commissariata da Papa Francesco con l’invio di un vescovo coadiutore (Guglielmo Borghetti) sull’onda di una serie di scandali, arresti, inchieste e polemiche legate proprio alla condotta di alcuni preti. Piccoli, sebbene quiescente, continua a esercitare in qualche modo il ministero, visto che compare sul web in alcune foto, insieme al coadiutore, come cappellano della casa di cura “San Michele” di Albenga. In quella diocesi c’è una sorta di enclave aquilana, visto che vi fanno parte anche altri sacerdoti transitati dall’Aquila nell’era tra Peressin e Molinari. Si tratta dei fratelli Marco e Giancarlo Cuneo (quest’ultimo escardinato dall’arcidiocesi dell’Aquila dal 14 dicembre 2012), oltre a don Ruggero Badiale, già rettore di Collemaggio e ugualmente al centro di vicende giudiziarie. Insomma, una bella rimpatriata nella roccaforte dei tradizionalisti preconciliari in attesa di conoscere il suo destino processuale, oltre all’eventuale procedimento canonico.

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