Donne in marcia per dare speranza all’Alto Aterno 

Dal paese fantasma di Campotosto all’Aquila per sollecitare la ricostruzione  L’iniziativa lanciata da Lucia Pandolfi e dal sindaco di Cagnano, Iside Di Martino

CAMPOTOSTO. L’appuntamento è per domenica mattina alle 8.30 a Campotosto. È dal “paese fantasma” che partirà la marcia delle donne che in serata raggiungerà L’Aquila. Sarà un grido di dolore, un disperato sos ma anche il segno che non ci si vuole arrendere a una lenta agonia iniziata con il terremoto del 2009 e che con le scosse del 2016 e 2017 è diventata quasi coma irreversibile. Il malato grave è l’Alta Valle dell’Aterno e in particolare l’area che ricade nei comuni di Montereale, Capitignano, Cagnano Amiterno, Campotosto.
L’iniziativa è nata da due donne, Lucia Pandolfi, ex sindaco di Montereale che nei mesi scorsi è stata chiamata dalla Regione a dare una mano all’amministrazione di Campotosto, e da Iside Di Martino, primo cittadino di Cagnano. Il luogo scelto per la partenza è uno dei più simbolici non solo dell’Alta Valle dell’Aterno ma di tutti i paesi dei crateri 2009-2016-2017: Campotosto.
Il borgo che si affaccia sullo splendido lago artificiale è tutto da ricostruire. L’aver tolto le macerie intorno alla piazza antistante la chiesa (anch’essa demolita) lo ha reso spettrale. Ci sono solo alcuni “eroi” che hanno deciso di restare, poche decine in tutto tra cui Assunta Perilli che è rimasta aggrappata alla sua bottega della tessitura.
Il turismo estivo tra strade chiuse, ricettività ridotta al minimo, disagi di ogni tipo quest’anno ha toccato la soglia più bassa. L’inverno in arrivo sarà uno dei più tristi per questo angolo di paradiso che il terremoto ha reso una sorta di purgatorio nel quale tutti sono in attesa di un “miracolo” che fino ad ora non è arrivato.
«C’è un dato che fa impressione», sottolinea Lucia Pandolfi. «In questi nostri paesi dal 2016 a oggi non è stata istruita nessuna pratica per la ricostruzione. E, badate, non parlo delle case E ma delle case B, quelle che con poche decine di migliaia di euro sarebbero tornate agibili. E questo significa due cose: la prima è che molti residenti sono ancora oggi ospitati nel Progetto Case dell’Aquila e la seconda è che notoriamente il nostro turismo è fatto soprattutto di persone originarie dei borghi dell’Alta Valle dell’Aterno ma che per motivi di lavoro sono emigrati a Roma o in altre città. Se non possono più tornare nemmeno per un giorno nella loro casa natìa – ristrutturata in passato magari con grossi sacrifici – è chiaro che tutte le piccole e grandi attività commerciali non hanno più linfa, così o chiudono o vanno avanti a stenti. Noi qui ci sforziamo di andare a fare la spesa nei negozi sul territorio, ma è una goccia nel mare».
Insomma, non è solo la crisi economica generale a colpire. «Qui ci sono problemi ben più gravi», continua Pandolfi, «tra cui la necessità di una ristrutturazione rapida almeno delle case meno danneggiate. Per non parlare del fatto che il blocco della ricostruzione sta mettendo in difficoltà decine di imprese costrette spesso a licenziare. Problemi che se non vengono affrontati con urgenza diventeranno la nostra pietra tombale. Noi questo non lo vogliamo e perciò chiediamo alle donne dell’Alta Valle dell’Aterno – ma anche agli uomini naturalmente – di esserci domenica, più saremo e più il nostro grido di dolore arriverà lontano. Qui ci stiamo giocando il futuro di intere generazioni, tocca oggi a noi alzare la voce, se non lo facciamo ce ne assumeremo le responsabilità davanti alla storia, complici – se pur indiretti – di chi ci sta strangolando».
Quella di domenica sarà una marcia pacifica, senza simboli di alcun genere. Sono previste otto-dieci ore di cammino con l’arrivo all’Aquila in piazza Duomo, in pieno centro storico (probabilmente tra le 18 e le 19).
La prossima settimana sono in programma anche incontri con le istituzioni.
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