Duplice omicidio Bazzano in appello il 10 luglio

L’imprenditore Kapplani freddò a colpi di pistola l’ex moglie e il compagno di lei Le difese puntano a evitare la conferma dell’ergastolo inflitta in primo grado

L’AQUILA. Ergastolo e sei mesi di isolamento diurno, più la perdita della patria potestà per Burhan Kapplani, il 49enne imprenditore albanese che uccise a colpi di pistola, alla periferia Est dell’Aquila, l’ex moglie Orietha Boshi e il nuovo compagno di lei Sheptim Hana.

Questa fu la pesante pena inflitta un anno fa all’imputato, il quale il 10 luglio tornerà in aula per il processo d’appello. I giudici, infatti, hanno fissato il secondo grado di giudizio in tempi molto brevi.

Una vicenda che scosse la città per il modo brutale con il quale il duplice omicidio fu commesso nel parcheggio di un supermercato non lontano dal palazzo di giustizia.

L’imprenditore albanese non si era rassegnato alla disgregazione della famiglia (che in realtà era stata voluta da lui) e soprattutto al fatto di vedere un altro uomo – il compagno della sua ex moglie – vivere accanto ai suoi quattro figli.

Una situazione diventata intollerabile per l’uomo che si presentò armato nel parcheggio del supermercato di Bazzano dove la coppia stava facendo la spesa insieme alla madre di lei. «Un vero e proprio agguato», fu la tesi da sempre sostenuta dal pm.

Kapplani sparò prima all’ex moglie senza darle scampo. La donna era in auto con la madre, rimasta incolume, che assistette impotente all’omicidio. Vano il tentativo di fuga di Shemptin Hana, freddato pochi metri più in là con un solo proiettile alla testa. Un duplice omicidio compiuto con una pistola calibro 7.65, che si scoprì poi essere stata rubata nel 2010 in una casa inagibile al Torrione. L’imputato, per la verità, non ha mai chiarito come fosse venuto in possesso della pistola. Una tragedia andata in scena sotto gli sguardi atterriti di alcuni clienti del supermercato che nulla poterono fare per fermare la furia omicida dell’albanese. Gli avvocati difensori Leonardo Casciere e Tommaso Colella cercheranno di smontare la tesi della premeditazione, di sostenere l’illegittimità del rigetto del rito abbreviato condizionato e di escludere le aggravanti in modo da evitare il carcere a vita. Le parti civili lamentano di non avere ricevuto le provvisionali disposte con la sentenza.

Le parti civili sono assistite dagli avvocati Antonello Bonanni, Francesco Valentini, Sonia Giallonardo, Massimo Manieri, Gianluca Totani, Giuliana Martinelli.

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