E la marsicana Chiaravalle resta in carcere

La 30enne dipendente della cooperativa sociale Abc secondo gli inquirenti ha un ruolo centrale

AVEZZANO. Si è chiusa nel silenzio e resta in carcere Pierina Chiaravalle, la 30enne marsicana coinvolta nell’inchiesta Mafia Capitale. Per la città è stato un colpo a sorpresa visto il clamore che la vicenda ha provocato e continua a provocare.

Già da diverso tempo la Chiaravalle torna ad Avezzano solo due volte l’anno, per far visita ai suoi familiari nelle feste. Chi la conosce bene racconta che non tornava quasi mai perché era impegnata nel suo lavoro alla Abc, società cooperativa sociale di Roma. Il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Roma, Flavia Costantini, a pagina 1099 dell’ordinanza di applicazione di misure cautelari, in cui chiede il suo arresto, insieme a altre 38 persone, chiarisce la sua posizione, definendola «tra quelle più prossime all’operatività del sodalizio» e «di elevata pericolosità sociale». A lei la Procura romana addebita il reato di corruzione aggravata «dall'aver agito al fine di agevolare l'associazione mafiosa». Ad Avezzano la conoscono in tanti, perché è stata barista in due noti locali della città, punto di aggregazione soprattutto dei giovani e in una sala da ballo di Luco. Subito dopo la maturità classica, per due anni è stata anche commessa in un negozio. Un cliente del negozio di oggettistica che i suoi genitori gestivano su via Marconi, fino a circa sette anni fa raccontano: «Il padre Danilo diceva sempre che era molto intelligente e brillante». Poi il trasferimento a Roma, dove ha studiato all’università, laureandosi in psicologia. Il primo lavoro nella capitale nel 2011, alla cooperativa sociale Abc Sos, che si occupa di assistere soggetti svantaggiati. Come impiegata amministrativa, ha poi lavorato con contratti di collaborazione alla Eriches 29, consorzio di cooperative sociali, che favoriscono l’integrazione sociale di cittadini appartenenti alle fasce deboli. (m.t.)

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