Ecco gli schiavi del terzo millennio, lavorano nei campi del Fucino

Il rapporto Agromafie della Cgil: "Zona gravemente sfruttata, è allarme per il caporalato"

LUCO DEI MARSI. Un bollino rosso appare nella zona del Fucino sulla cartina dell’Italia presentata nel rapporto Agromafie e caporalato della Flai-Cgil: «Gravemente sfruttato».

Questo il quadro che emerge dallo studio condotto sui lavoratori impiegati nel settore dell’agricoltura. E la piana dell’ex lago è uno degli 80 epicentri dello sfruttamento dei caporali. I braccianti, per lo più extracomunitari, lavorano per poche centinaia di euro in condizioni definite «paraschiavistiche», senza coperture assicurative e la maggior parte senza accesso ai servizi igienici e all’acqua corrente. In base a quanto appreso dal rapporto delle Agromafie, il 70% presenta delle malattie e non percepisce compensi per giorni di ferie o di permesso. Il report, redatto dall’Osservatorio “Placido Rizzotto” per conto della Flai-Cgil, evidenzia come nella provincia dell’Aquila, e in particolar modo nel Fucino, i lavoratori agricoli siano «gravemente sfruttati».

«Il fenomeno del caporalato lo conosciamo bene», ha spiegato il segretario della Flai-Cgil, Marcello Pagliaroli, «gli operai lavorano in condizioni disarmanti e addirittura alcune aziende di Latina si appoggiano a quelle del territorio per avere uno sgravio del 75 per cento per gli assunti che poi portano a lavorare nell’agro pontino». La Flai-Cgil ha organizzato una serie di incontri nei Comuni di Luco, Ortucchio, Trasacco, Celano per poter informare gli operai agricoli sui loro diritti.

«Spesso ci rendiamo conto che non conoscono le norme e i contratti di lavoro», ha continuato Pagliaroli, «non sanno quali siano i loro diritti e ignorano totalmente che potrebbero avere di più in termini economici. A settembre faremo tre giorni di iniziative nei comuni del Fucino, dove c’è una grande concentrazione di operai di origine per lo più marocchina, per far emergere le difficoltà che loro hanno sia sotto l’aspetto del caporalato, sia sotto l’aspetto della vita quotidiana».

Eleonora Berardinetti

©RIPRODUZIONE RISERVATA