Ecco i progetti dei giovani urbanisti per la città da rifare

Gruppi di lavoro ripensano gli spazi dal centro alla periferia Suggeriti interventi in viale Corrado IV e al Parco del Vetoio

L’AQUILA. Hanno osservato la città studiandone la conformazione e le ferite provocate dal sisma, poi hanno dato spazio alla creatività e messo a punto progetti innovativi su tre zone: quella compresa tra la periferia di Pettino e il nucleo industriale di Pile; quella inclusa tra Valle Pretara, Pile e viale della Croce Rossa e, infine, il triangolo piazza d’Armi, viale della Croce Rossa e Colle Sapone. È questo il frutto del lavoro di 60 giovani studenti di ingegneria e urbanistica – laureandi, dottorandi e dottori di ricerca e assegnisti che si occupano dei temi della ricostruzione – arrivati da tutt’Italia (20 giungono dal Messico, studenti del Tecnológico de Monterrey) per il 2° Atelier del Laboratorio urbanistico dell’Aquila (Lauraq), che ha avuto la sua giornata conclusiva ieri all’auditorium «Sericchi», alla presenza, tra i tanti esperti nazionali, dell’urbanista e professore ordinario di Tecnica urbanistica e vicepresidente dell’Istituto di Urbanistica (Inu) Pierluigi Properzi, della rettrice Paola Inverardi e dell’ambasciatore messicano in Italia Miguel Ruiz Cabana.

Si tratta del secondo ciclo di atelier incentrato sul tema dei progetti urbanistici per la ricostruzione del capoluogo distrutto dal terremoto, le cui attività sono cominciate nell’aprile 2010 grazie a una collaborazione tra Inu e Associazione nazionale dei centri storici artistici. La seconda edizione degli atelier progettuali si è tenuta dal 7 al 12 aprile con la collaborazione del Tecnológico de Monterrey. Molti degli studenti non conoscevano la città. Sono stati guidati in un rapido tour da 14 tutor e alcuni comitati cittadini. In tre giorni hanno elaborato nove progetti urbanistici che cercano di conciliare la fruibilità materiale della città con il suo sviluppo socio-economico e un’esistenza di maggiore qualità. E per ciascuno di questi progetti i ragazzi hanno indicato anche dei nomi-spot: “pacemaker”; “dal patchwork al network”, “rimettiamoci piede”. Slogan che indicano il filo rosso che unisce i lavori: uscire dal frazionamento cittadino post-sisma, evitare il sovraffollamento di funzioni, trasformare un quartiere da dormitorio a vitale, sempre con l’obiettivo di rivitalizzare anche la microeconomia. Così, nascono progetti davvero innovativi. Come quello, per fare qualche esempio, che prevede un ponte sopraelevato su viale Corrado IV, riconnettendosi a piazza d’Armi e prevedendo discese pedonali con scale e ascensori. Oppure, sempre sulla stessa zona, un altro gruppo ha pensato a una metropolitana con partenza dall’ospedale e fermate in centro storico. Per quanto riguarda Pettino, già definito «quartiere dormitorio», invece, gli studenti hanno realizzato un progetto incentrato su piazze, attività commerciali e mobilità verde, valorizzando il parco del Vetoio. Particolari anche le soluzioni pensate per viale della Croce Rossa, Colle Sapone e Acquasanta da rivitalizzare con verde pubblico, orti urbani e ponti. Non solo: c’è anche un progetto che immagina la delocalizzazione della questura e della sede dei vigili del fuoco nella zona del cimitero riqualificando un’area adesso congestionata dal traffico. Lavori che gli studenti hanno donato al Comune come strumenti da cui prendere spunto per ricostruire la nuova città.

Marianna Gianforte

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