Ecco la Chiesa Madre di Castel di Sangro coi suoi antichi tesori

Undicesima e penultima cartolina d’epoca in regalo con il Centro Ospitò salme di importanti famiglie, 8 statue sulla facciata

di Angelo Caruso *

CASTEL DI SANGRO. Quando si arriva a Castel di Sangro, la prospettiva della maestosa facciata della Basilica di Santa Maria Assunta, posta perpendicolarmente alla strada di via Porta Napoli, sul prospiciente lato di Colle San Giovanni, genera uno degli ingressi più suggestivi del territorio abruzzese. La Chiesa Madre, come viene chiamata, trae le sue origini nel corso del X secolo, quando venne eletta a sostituire la Chiesa di Santa Maria ad duas Basilicas in località Valle Salice. Lo sviluppo che attualmente conserva il monumento è rappresentato da tre navate, ognuna ordite da archi, mentre la imponente facciata, tutta di pietra regolare a vista, si sviluppa con un timpano centrale, nel quale è inserito l'orologio, con due campanili laterali, su uno dei quali si può osservare una originale monofora appartenente alla pregressa costruzione, come anche altri elementi lapidei facilmente riconoscibili per essere appartenuti ad un'epoca più antica, inseriti nel portale e nei cantonali. Una puntuale segnalazione merita la scultura trecentesca raffigurante la Pietà, posta all'ingresso laterale della cappella, ricompresa nel loggiato quattrocentesco. Sulla facciata sono allocate otto statue, piuttosto di tarda epoca, rappresentanti Santa Concordia, San Rufo, San Sebastiano, Sant'Emidio, San Rocco, Sant'Antonio Abate, San Gaetano e l'Assunta. Il recente terremoto dell'Aquila fa tornare alla memoria la distruzione che la chiesa subì, dapprima nel 1456 e poi nel 1706, ovvero tre anni dopo dell'evento tellurico che devastò il capoluogo nel 1703. All'interno vengono in evidenza pregiatissime opere d'arte, presenti già dall'ingresso, dove la fonte battesimale sorregge il battesimo di Cristo in bronzo, attribuito alla scuola del Cellini. La pregiata opera marmorea che caratterizza la fonte battesimale, costituisce anche l'elemento predominante dell'altare San Sebastiano e dell'altare maggiore, dietro il quale si trova il coro ligneo e l'arcaico leggìo, che appartenevano al precedente monumento ecclesiastico insieme al pulpito, posto in prossimità della navata destra. L'epoca remota traspare anche dal ligneo annicchiato che occulta il corpo di Santa Concordia, mentre l'altro altare viene dedicato all'Addolorata, dove il paliotto quattrocentesco rappresenta alcune scene di Gesù. Le prestigiose opere pittoriche coronano l'imponenza del monumento, che ospita, per l'appunto, i dipinti “La disputa coi dottori” e “La nascita del Gesù” del Vaccaro; “La caduta di Gesù sotto la croce” e “Gesù mostrato da Pilato” del De Mura; “la Madonna col Bambino e con i Santi" e "la Cena" del De Matteis; "il Miracolo della manna" e "Mosè con il serpente di bronzo" del Cirillo. Tra i tesori che la Basilica conserva, va doverosamente citato il prestigioso organo a canne, la cui realizzazione viene ricondotta a Pasquale D'Onofrio nel 1794. Com'era nella antica tradizione, la chiesa ha ospitato le salme dei personaggi appartenenti a famiglie importanti, quali i De Petra, i Ciani, i Panasca, i Matta, i Canofilo, i Mancini e i Minotti-Maffei.

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