Emmanuel ha fretta e nasce nel corridoio 

La mamma nigeriana avverte i dolori in piena notte e partorisce da sola: all’arrivo del 118 già stringeva a sé il piccolo

L’AQUILA. Si chiama Emmanuel, gode di ottima salute e in questi giorni è ricoverato in una delle stanze dell’ospedale San Salvatore insieme a sua madre, una donna di origine nigeriana. È il bambino nato nei corridoi del complesso celestiniano, a piazza d’Armi, a fianco della chiesa post-sisma di San Bernardino. Un prefabbricato sorto nel 2010, a seguito del terremoto del 6 aprile, adibito a mensa dei poveri, dove vengono ospitati ogni anno centinaia di profughi. La giovane donna, la sera di lunedì, era andata a letto come ogni giorno nella sua stanza all’interno del complesso, dove vive da ormai un anno. Durante la notte non si è sentita bene», racconta padre Quirino Salomone, fondatore del Movimento Celestiniano, di cui è coordinatore Paolo “Pierino” Giorgi, e che gestisce la mensa dei poveri, dove sono accolti oltre 150 richiedenti asilo. «Abbiamo subito contattato il 118, ma quando gli operatori sono arrivati sul posto la donna aveva di fatto già partorito». Una storia non molto diversa dalle tante che popolano questa realtà cittadina non sempre sotto i riflettori. «Tante donne arrivano qui dopo aver fatto lunghi viaggi sui barconi della speranza», continua padre Quirino. “Ogni anno nascono in questa comunità almeno sei o sette bambini. Alcuni direttamente nelle stanze del centro, altri in ospedale. Per noi non è una novità. Li accudiamo insieme alle mamme finché non trovano un alloggio, di solito entro un anno, in modo che possano avere la propria autonomia. A volte si ricongiungono ai papà, altre volte stanno insieme ad altre mamme, con al massimo due o tre bambini, in modo che possano collaborare. Queste donne sono mandate qui perché una nostra onlus, “L’accoglienza della donna con prole in difficoltà”, che esiste da oltre 15 anni, è molto attiva nel settore. Attualmente abbiamo un paio di ragazze incinta». Non tutte però riescono a partorire in Italia, in una struttura o all’ospedale. «Circa un anno e mezzo fa c’è stata una donna da noi, che ha partorito su un barcone», racconta padre Quirino. «Quando è arrivata qui stava molto male: la febbre era alta e aveva una forte disidratazione. Si pensava al peggio. Per fortuna la situazione si è risolta nel giro di breve tempo e adesso sia la mamma che il bambino stanno bene». Una storia a lieto fine come quella di Emmanuel che presto potrà tornare insieme alla sua mamma nel centro e trascorrere lì ancora qualche mese, lontano da quei barconi, in un mare che non sempre lascia scampo.