Ex Otefal, la Cgil sollecita un incontro in prefettura

Fegatelli: «Un atto grave non aver sfruttato la cassa integrazione fino a dicembre Ora si va verso la vendita senza garanzie di ritorno al lavoro per i 170 dipendenti»

L’AQULA. Fare luce sulla vertenza dell’ex Otefal. In una sede istituzionale, come la prefettura. La richiesta arriva dal segretario generale della Fiom Alfredo Fegatelli, «in seguito alle voci contrastanti che si rincorrono sulla sorte dei 170 dipendenti che hanno perso il posto di lavoro». Fegatelli ripercorre la storia della fabbrica di Bazzano di proprietà della famiglia bergamasca Pozzoli, e pone alcuni interrogativi. Le ultime novità riguardano l’interesse manifestato da una cordata spagnola, che ha presentato un’offerta d’acquisto, illustrandola al sindaco. «Chi garantirà», chiede Fegatelli, «un percorso prioritario nelle assunzioni dei lavoratori? Dopo la terza asta andata deserta è evidente che si va verso la vendita dell’Otefal a un prezzo che si avvicina sempre più all’offerta formulata nel 2012 da un gruppo austriaco, che si aggirava intorno ai 5 milioni di euro, poi lasciata cadere all’interno della procedura concorsuale. Non sarebbe stato opportuno esplorare meglio quell’offerta, risparmiando ai lavoratori uno straziante calvario? In ultimo», sottolinea il segretario Fiom, «alla luce di questa vicenda che ha visto una situazione debitoria spaventosa, dove decine di soggetti vantano crediti importanti e soprattutto ha generato una situazione economica disperata per centinaia di famiglie, ci domandiamo: che fine ha fatto chi ha prodotto questo disastro colossale?».

Una storia complessa, quella dello stabilimento aquilano, specializzato nella produzione di laminati. Fegatelli parte dal 2005, «quando veniva annunciata la nascita di Ala, l’azienda che avrebbe completato la filiera della Otefal attraverso una fonderia e un reparto laminatoio. Nel 2007 Otefal sbarca in Sardegna e sigla un contratto d’affitto per la Ila.

In questo periodo le cose sembrano andare bene. Al punto che il proprietario dichiarava ai giornali: «In tutti questi anni i lavoratori non hanno ritenuto di fare ricorso ai sindacati esterni e neppure di costituire le Rsu o Rsa aziendali. Il sindacato, da noi, non esiste per volontà e scelta dei lavoratori, non certo per una nostra imposizione».

«In realtà», dice Fegatelli, «la Fiom in quegli anni aveva un piccolo zoccolo duro di cinque iscritti e convocava assemblee, dove emergevano preoccupazioni rispetto all’investimento in Sardegna. Ma l’azienda non ha mai voluto avere un confronto con la Fiom». Nel 2009, l’Otefal riavvia l’attività a solo un mese dal sisma. Ma iniziano i problemi, fino all’ingresso, nel 2010, nella procedura concorsuale. Nel 2012 si firma l’accordo con i siriani della Madar, che affittano il sito e ricollocano i lavoratori. Dura poco. Non viene bandita la gara per la vendita, i siriani lasciano, i lavoratori finiscono in mobilità. «Non aver consentito ai sindacati di convincere Madar a rimanere, anche sfruttando la cassa integrazione autorizzata fino a dicembre 2014», conclude Fegatelli, «è stato un atto grave che ha annullato qualunque tutela per i lavoratori». (r.s.)

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