False fatture ed evasione Sequestri per 100mila euro

Imprenditore denunciato: atti illeciti finalizzati ad abbattere il reddito aziendale Giudice ordina il sequestro di un’abitazione oggetto di una vendita simulata

L’AQUILA. Avrebbe utilizzato fatture per operazioni inesistenti per abbattere il reddito della sua impresa e, una volta scoperto, ha cercato di sottrarsi alla procedura esecutiva, vendendo, tramite un’operazione simulata e dunque illegale, un appartamento e un terreno alla moglie.

L.M., romano di 50 anni, amministratore di una società di capitali con sede nel capoluogo abruzzese e operante nel settore dell’installazione di impianti idraulici e di condizionamento, era comunque consapevole che le Fiamme Gialle aquilane, dopo una verifica fiscale alla sua azienda, avrebbero ancora bussato alla sua porta chiedendogli la restituzione di oltre centomila euro sottratti al Fisco.

L’azienda, a seguito di un’attività ispettiva condotta dai finanzieri, è risultata aver utilizzato fatture per operazioni inesistenti che le hanno consentito di evadere, per le annualità 2011 e 2012, complessivamente, quasi 110mila euro di imposte tra Ires e Iva.

Per questo motivo, il giudice per le indagini preliminari del tribunale dell’Aquila Giuseppe Romano Gargarella, su richiesta della Procura della Repubblica, aveva disposto il sequestro preventivo degli immobili di proprietà dell’amministratore oltre che dei beni mobili allo stesso riconducibili (ex articolo 321 del codice di procedura penale), in vista della successiva confisca «per equivalente» e fino alla concorrenza dell’importo delle imposte evase.

L’amministratore della società, però, aveva pensato bene di vendere alla moglie l’appartamento, in cui vivevano insieme, e un terreno adiacente, cercando così di cautelarsi rispetto alla procedura esecutiva.

Le ulteriori indagini svolte dai finanzieri, coordinate dal procuratore Fausto Cardella e dal sostituto procuratore Simonetta Ciccarelli, hanno poi rivelato l’arcano: la moglie dell’imprenditore, di fronte al notaio, aveva presentato, come mezzi di pagamento, assegni scoperti, tratti da un suo conto corrente.

Gli assegni, emessi per alcune decine di migliaia di euro, chiaramente, non sono mai stati incassati dal marito.

Da qui l’accusa per entrambi di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e l’emissione di un ulteriore decreto di urgenza di sequestro preventivo degli immobili venduti in maniera simulata.

Le Fiamme gialle dell’Aquila hanno così complessivamente sequestrato beni immobili, conti correnti, quote societarie e autoveicoli fino alla concorrenza di 106.139,71 euro corrispondente all’importo delle imposte evase dalla società di capitali.

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