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Fondazione e Truffa coi fondi del terremoto I Parroci si dividono sull'assemblea del clero

Dietrofront e primi no alla proposta del faccia a faccia coi vescovi. Don Giovanni corregge il tiro: "Totale solidarietà ai due presuli"

L'AQUILA. La proposta, lanciata su Facebook, di un confronto tra sacerdoti e vescovi non trova unanimità nel clero aquilano. I parroci, tra dietrofront e voglia di distinguersi, trovano ora il modo di dividersi anche su questo. Cioè su come lavare via il fango caduto sulla Curia.

FANGO. Fango schizzato sull'arcidiocesi e i suoi due Pastori a causa della Fondazione Abruzzo solidarietà e sviluppo, pio sodalizio che avrebbe dovuto occuparsi, da statuto, di svariate attività, dalle pecore all'idrogeno, di cui i vescovi Giuseppe Molinari e Giovanni D'Ercole sono stati a lungo a capo e il cui factotum, il sedicente massone Fabrizio Traversi, disponeva di un ufficio proprio nei locali dell'arcidiocesi. Che aveva concesso alla Fondazione anche l'utilizzo di palazzo Cappelli di San Demetrio ne' Vestini.

DIETROFRONT. Alla categoria dei dietrofrontisti si iscrive don Giovanni Gatto, parroco di Tempera, con una nota diffusa 48 ore dopo la pubblicazione delle sue considerazioni sul Web. «Il mio pensiero su Facebook è stato pubblicato solo in parte. Se si leggono per intero tutti i miei commenti si comprende la mia totale e sincera solidarietà verso i due vescovi». Eppure era stato lui a chiedere l'assemblea («così chiariamo tante cose e ogni prete come un figlio chiede spiegazione ai due papà vescovi») e sempre lui ad attaccare il suo superiore per la «casa regalata».

NO ALL'ASSEMBLEA. Alla categoria dei contrari all'assemblea si iscrive, invece, don Francesco Leone. «Basta con questo chiacchiericcio sterile che produce scandalo. Chi prende posizione è un sacerdote che vive nel silenzio e nella discrezione, vissuto in tendopoli da aprile a settembre 2009 senza abbandonare il suo gregge e che da due anni continua la sua azione pastorale in una tenda alla Fontana luminosa lacerata dall'usura delle stagioni, a cui viene negata l'opportunità di collocare una chiesetta provvisoria di legno in viale Duca degli Abruzzi, la cui responsabilità è da ricercare nella gelosia intra ecclesia. Un sacerdote libero e non compromesso da incarichi o ruoli di prestigio nella curia. Due preti e un religioso rappresentano se stessi e non tutti i parroci. Chi ha collaborato per 10 anni con monsignor Molinari oggi si dissocia nel tentativo di ripulirsi il curriculum per prepararsi ad accogliere il nuovo presule tra circa un anno. Al parroco di Tempera consiglio vivamente di porre fine ai suoi continui tentativi di mettere al centro della ricostruzione la frazione di Tempera e al centro della cronaca l'essere uscito miracolosamente illeso dalle macerie perché tutto ciò è storia comune a tutti i sacerdoti e al popolo delle nostre comunità. Tali comportamenti», prosegue don Francesco nella lettera, «non rispondono a un sano stile sacerdotale ma hanno sapore di rivendicazione sindacale di chi, prima del sisma, si ergeva con presunzione a moralista integerrimo e chiedeva l'espulsione dalla diocesi dei sacerdoti non immacolati. L'assemblea non serve, non ci sono responsabilità penali dei vescovi. Si parli, invece, della mancanza di comunicazione e di amore tra il clero, di coloro che predicano l'amore alla gente e non lo vivono, dei conflitti per accaparrarsi incarichi e promuovere la propria visibilità. Si convochino, invece, assemblee di preghiera e nel silenzio s'invochi la misericordia di Dio e la conversione per promuovere la purificazione e il rinnovamento della Chiesa per il grave scandalo procurato alle coscienze dei credenti». (e.n.)

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