Genio civile al collasso Ricostruzione bloccata

L’ufficio della Provincia è l’imbuto dove ormai si fermano migliaia di pratiche A fine 2012 quaranta addetti a tempo determinato sono stati mandati a casa

L’AQUILA. Il nodo dei ritardi nella ricostruzione pesante sembra essere proprio lì, dove i progetti approvati dai Comuni si arenano per mesi: il Genio civile.

Una sorta di collo di bottiglia che non consente alle pratiche di scorrere velocemente, laddove sono previsti interventi strutturali, e ai cantieri di aprire. La Provincia, il 31 dicembre scorso, ha mandato a casa 40 precari che lavoravano alla ricostruzione del cratere sismico. Ma l'ufficio del Genio civile, dallo scorso 21 dicembre, alla scadenza della convenzione, ha dovuto fare a meno di altri 20 tecnici di Abruzzo Engeenering. E senza personale non si va avanti. Ad ammetterlo sono gli stessi responsabili del servizio, che hanno sollecitato l'amministrazione provinciale «a prendere provvedimenti immediati per scongiurare il blocco totale della ricostruzione». Al momento sono un migliaio le pratiche ferme nei cassetti del Genio civile. «Siamo a corto di personale», spiegano dall'ufficio aquilano in cui lavorano un archivista, un ingegnere, un ingegnere capo- ufficio – che copre in parte anche la sede di Sulmona – e il dirigente del servizio.

«Di recente è stato distaccato un amministrativo, ma non siamo in grado con poche unità di far fronte alla grandissima mole di lavoro». Ma quanto passa dalla presentazione di un progetto al via libera del Genio civile? «Fino a dicembre scorso», spiega il responsabile dell'ufficio, «avevamo accumulato un lieve arretrato. Ora le pratiche bloccate sono circa mille: per mandarle avanti ci possono volere anche mesi». «Il lavoro sta aumentando in maniera esponenziale», aggiunge, «abbiamo bisogno di almeno 50 persone impegnate nella ricostruzione. Con tutta la buona volontà del personale in servizio, non è possibile far fronte alle richieste che arrivano».

Ieri si è riunita la commissione consiliare della Provincia per affrontare l'emergenza. Il rischio reale è che la ricostruzione pesante resti al palo. Soprattutto in vista della partenza dei lavori in zona rossa. Per gli interventi strutturali sugli edifici danneggiati dal sisma e le ricostruzioni ex novo è necessario, infatti, il nullaosta del Genio civile. «Abbiamo inoltrato una richiesta all'amministrazione provinciale facendo il quadro esatto della situazione», prosegue il dirigente, «occorre personale qualificato, in grado di visionare le pratiche e valutare la fattibilità dei progetti». Una richiesta che va di pari passo con quella dei 40 precari che, a fine dicembre, non si sono visti rinnovare dalla Provincia i contratti in scadenza, per mancanza di fondi. Tutti lavoratori impegnati nella ricostruzione».

Critici gli ordini professionali, che da tempo avevano palesato il problema. «A maggio dello scorso anno» ricorda Paolo De Santis presidente dell’ordine degli ingegneri «il presidente della Provincia, Antonio Del Corvo, ci ha assicurato che avrebbe risolto l'emergenza. Ma la situazione è precipitata». Ed ecco la proposta: presentare i progetti al Genio civile usufruendo dei 15 giorni previsti dal silenzio-assenso per far partire i cantieri. «I controlli per verificare la validità dei progetti e degli interventi potrebbero essere eseguiti in un secondo momento, anche a campione, per consentire ai lavori di procedere con celerità», sottolinea De Santis, «altrimenti la situazione peggiorerà con gli interventi nei centri storici». Gli intoppi, secondo il presidente degli Ingegneri, non riguardano solo il Genio civile. «Al Comune dell'Aquila», conclude De Santis, «le pratiche ferme sono 5mila, un'enormità. Da due mesi i progetti sono fermi e non si fanno passi avanti». Quanto alla scheda parametrica annunciata dall'amministrazione comunale, De Santis ritiene che «potrebbe snellire almeno in parte le procedure, ma non risolverà del tutto i ritardi che ingessano la ricostruzione».

Monica Pelliccione

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