da tagliacozzo ad avezzano

Gianotti: sulle tracce del sisma a piedi a 100 anni di distanza

di Luca Gianotti Da Tagliacozzo ad Avezzano in auto sono 15 minuti. Io sono partito a piedi per camminare 15 giorni tra queste due città. Seguendo il percorso più lungo, una spirale doppia. Voglio...

di Luca Gianotti

Da Tagliacozzo ad Avezzano in auto sono 15 minuti. Io sono partito a piedi per camminare 15 giorni tra queste due città. Seguendo il percorso più lungo, una spirale doppia. Voglio raccontare il terremoto di cento anni fa, e capire cosa è successo tra allora e oggi. Incontrando persone, visitando luoghi. I primi giorni camminerò solo, poi si aggiungeranno persone. Primo giorno di cammino, dal Casale Le Crete fino a Cappadocia: 13,5 km di sentieri, il primo paese che incontro è Villa San Sebastiano. Il paese ha pochi segni del terremoto del 1915, ne trovo uno su una casa del 1842, il tirante di una catena. Christian Cannese, geologo di Tagliacozzo, mi ha raccontato che si può leggere la storia di un paese dalle barre di rinforzo sui muri. Se sono piccole ed eleganti sono del terremoto del 1703, se sono grosse sono quelle del 1915. Da Villa inizia la salita, dura con la neve che scricchiola sotto i piedi. Incontro una volpe, buon augurio per il proseguo del cammino. Attraversata la montagna, entro nella valle del Liri, e Petrella è sotto di me. La vista dall'alto fa vedere in modo chiaro i due quartieri di casette costruite per i senzatetto di 100 anni fa. Arrivo in paese e chiedo a una donna che sta spaccando la legna con il marito se le casette sono abitate. «Solo d'estate, anche se le hanno ristrutturate, quindi adesso sono molto più vivibili che in passato». Ci faccio due passi, in effetti quelle che un tempo erano baracche ora sono casette, se confrontate con i container dei terremoti a noi più recenti. Ma non trovo tracce, sono tutte chiuse, niente fumo dai camini nè impronte nella neve. Riprendo il cammino, il sole è tramontato dietro al monte, comincia a far freddo. Accelero il passo. Sulla stradella innnevata passa un piccolo fuoristrada, un uomo anziano si ferma, abbassa il finestrino e mi dice «Dove vai con questo tempo, sei proprio coraggioso! Attento che se incontri il lupo ti si magna». Ma arrivo sano e salvo a Cappadocia, qui alloggio dalle suore del paese, grazie alla gentile intercessione del sindaco Lucilla Lilli.

La mattina dopo mi rimetto in marcia con le ciaspole ai piedi per non affondare nella neve, e comincio a salire la montagna. Giornata faticosa, perdo varie volta la traccia, i sentieri scompaiono sul monte, dall'alto vedo Castellafiume, anche qui ci sono casette rimaste a testimonianza di quel tragico terremoto. La fatica è tanta, oggi. Arrivo a Canistro, dove mi aspetta il primo incontro pubblico, organizzato dall'amministrazione. Cominciamo a entrare nel tema di questo cammino. Ieri terzo giorno, da Canistro a Civita d'Antino, tra uliveti e temperature primaverili. E alla sera incontro pubblico all'Osteria Zahrtmann. Questa sera alle 18 l'incontro sarà a Villavallelonga, ospiti dell'amministrazione.

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