Gli antenati scoperti in una grotta

E ora test del Dna i tra residenti, così si ricostruiscono 7mila anni di storia

CAPPADOCIA. Archeologia e scienza si fondono per ricostruire l'albero genealogico delle popolazioni dei monti Simbruini. Oltre 60 residenti ieri mattina si sono sottoposti al test del Dna per permettere ai ricercatori dell'università Tor Vergata di scoprire chi erano i loro antenati. Il Dna verrà comparato con quello estratto dalle ossa, trovate in una grotta della zona, di uomini vissuti oltre 7mila anni fa.

Scoprire le proprie origini, ricostruire la mappa genetica della famiglia e capire qual è stata la contaminazione con i popoli vicini. A tutto ciò darà una risposta il progetto Gens, nato dalla collaborazione tra la Facoltà di Scienze e quella di Beni Culturali dell'università Tor Vergata di Roma.

Grazie a una ricerca, avviata nel 2006 su invito della Soprintendenza Archeologica per il Lazio, è stata condotta un'indagine sulla grotta «Mora Cavorso», situata nel comune di Jenne (Roma) ai confini con la Marsica, nella quale sono stati rinvenuti i resti di 21 individui attribuiti cronologicamente al Neolitico antico.

La scoperta ha posto però dei dubbi ai ricercatori sulla provenienza delle popolazioni che dimoravano in quelle zone, forse emigrate da territori vicini. Un lavoro sinergico tra le due facoltà dell'ateneo romano ha spinto quindi gli universitari a ricercare nel Dna dei residenti di oggi la storia dei popoli di ieri. «Dopo il ritrovamento dei resti dei 21 individui del 5369 avanti Cristo, abbiamo iniziato a porci degli interrogativi sulle origini di queste popolazioni», spiega Mario Federico Rolfo, docente di Protostoria all'università Tor Vergata di Roma, «da lì è nata l'idea di campionare il dato genetico degli abitanti del territorio per capire se le comunità vivevano isolate o si incrociavano tra di loro».

Per ora i test sono stati effettuati nei comuni del versante laziale (Jenne, Piglio, Filettino), e a breve toccherà anche ai cittadini di Rocca di Botte, Pereto e Oricola. Il Dna degli abitanti di Cappadocia è stato raccolto ieri mattina mediante il prelievo della mucosa boccale, strofinando per circa trenta secondi, nella parte interna della guancia, un tampone di cotone.

«Cappadocia ha risposto molto bene alla nostra inchiesta», conclude il docente, «attraverso i risultati di questi test potremo realizzare una mappa delle singole comunità e capire come e se hanno interagito tra loro. I risultati del progetto saranno poi al centro di un convegno che organizzeremo in paese il prossimo anno».

Mentre i ricercatori continuavano ad effettuare i test gli anziani del paese si ponevano degli interrogativi. «Ma tu di dove sei?», si domandavano l'un l'altro. «Credo di Cappadocia. Ma me lo diranno questi scienziati di dove sono».

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