l'aquila

Gli sciacalli del Progetto Case rubano tv, cucine a gas e frigo

Presi di mira dai ladri gli edifici di Sassa, Collebrincioni, Cese di Preturo, Arischia e Coppito Il Comune ha presentato una denuncia. Sono 22 le piastre in disuso e 500 gli appartamenti

L’AQUILA. Le ventidue piastre disabitate sono preda di nuovi sciacalli: quelli del Progetto Case.

I NUOVI SCIACALLI. Se nei mesi successivi al terremoto del 2009, la città dell’Aquila è stata presidiata dai militari e dalle forze dell’ordine dopo i numerosi episodi di sciacallaggio che si sono verificati (molti sono stati anche arrestati, molti altri no), ora nel mirino dei nuovi sciacalli ci sono gli alloggi abbandonati del Progetto Case: intere piastre deserte, che richiamano molto lo scenario posti-sisma del 6 aprile 2009. Stendini della biancheria ancora sui balconi, tende dietro alle finestre, vetri rotti, transenne e puntellamenti. Uno scenario da brividi, quello che si presenta nelle piastre abbandonate del Progetto Case di Sassa, Cese di Preturo, Collebrincioni, Arischia e Coppito.

COSA RUBANO. E dove, da un anno a questa parte, sono libero terreno a disposizione degli sciacalli, che, rompendo i vetri o forzando le finestre degli alloggi al pianterreno, hanno portato via televisori, frigoriferi, elettrodomestici. E anche diversi contabilizzatori, oltre al materiale di rame, soprattutto filamenti elettrici.

«Qualcuno riempie anche i secchi e li porta via, anche di giorno», è la testimonianza di una signora, che quando è bel tempo si siede sul balcone del suo alloggio del Progetto Case di Sassa, in una delle sei piastre rimaste abitate (altre otto sono state evacuate proprio per il crollo di balconi o altri cedimenti strutturali o la mancanza o malfunzionamento dei contabilizzatori dei consumi).

SASSA E COPPITO. In particolare, nella piastra 6 di Sassa, in quattro alloggi al pianterreno, entrando dalle finestre, gli sciacalli hanno portato via diversi elettrodomestici. Nelle piastre 3 e 4 di Coppito, due frigoriferi e due televisori.

LA DENUNCIA. «Abbiamo presentato una denuncia alla questura», dice la dirigente del settore Ricostruzione pubblica del Comune, che ha anche la delega o “patata bollente” del Progetto Case, Enrica De Paulis, «ma di più non possiamo far ein fatto di sorveglianza».

IL RIMEDIO. «Da qualche mese stiamo provvedendo a chiudere gli ingressi con i tavolati provenienti dai puntellamenti messi in sicurezza che non si possono vendere perché si tratta di legno oramai deteriorato. Ma per chiudere gli ingressi degli alloggi in disuso del Progetto Case, è un legno che va più che bene».

Solo che le squadre di operai non riescono a coprire in fretta tutte e ventidue le piastre e così il lavoro di messa in sicurezza va a rilento.

200 MILA EURO. Circa un anno fa era stato presentato un piano, da 200 mila euro e già finanziato, per recintare gli alloggi abbandonati e installare un servizio di telesorveglianza. «Ma ci siamo resi conto che sarebbero stati soldi sprecati», afferma il dirigente De Paulis, «per due motivi: 1) non si impedisce ai ladri di entrare con una recinzione e una telesorveglianza posti a due metri di altezza, sono facilmente superabili e le telecamere possono essere messe fuori uso con facilità; 2) molte piastre saranno demolite».

LA DEMOLIZIONE. «Soltanto dieci delle ventidue piastre, possono essere recuperate, il resto va demolito», precisa Enrica De Paulis, «per cui avremmo speso 200 mila euro, e forse più, per nulla. Non è vero, dunque, che stiamo lasciando tutto in balìa dei ladri e dei vandali (perché si sono verificati anche molti atti vandalici, ndr) e sperperando soldi, anzi, stiamo provvedendo con la chiusura dei pannelli di legname, utilizzando nostri operai e, quindi, risparmiando. Gli edifici da demolire presentano difetti costruttivi (per cui c’è un processo in corso, ndr) e una pessima performance termica».

RECUPERO PIASTRE. Le piastre che dovranno essere recuperate, sono 3 a Collebrincioni, 4 ad Arischia e 3 a Coppito. «A Collebrincioni e Arischia abbiamo già fatto un sopralluogo con il sindaco, Massimo Cialente, per il ripristino delle piastre. La popolazione, soprattutto ad Arischia, le vuole. Ma è cresciuta anche la domanda di alloggi a basso costo», conclude De Paulis».

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