Grandi rischi bis, parti lese all’attacco

Nuova opposizione all’archiviazione per Bertolaso e richiesta di ascoltare il tecnico Giuliani e dirigenti della Protezione civile

L’AQUILA. Le parti civili non ci stanno ad accettare l’archiviazione dell’inchiesta Grandi rischi bis che vede indagato l’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso per omicidio colposo plurimo in quanto presunto «istigatore» dei contenuti rassicuranti della riunione della commissione del 31 marzo 2009. L’altra mattina, infatti, è stata depositata l’opposizione alla richiesta di archiviazione da parte della Procura in seguito alla quale il giudice dovrà fissare un’udienza.

«Si ribadisce», è scritto nel ricorso, «che una corretta lettura della telefonata Bertolaso-Stati induce quantomeno a ritenerlo cooperatore nella produzione dell’evento per avere condizionato il giudizio della commissione Grandi rischi, sotto il profilo dell’urgenza di silenziare “l’imbecille”, il ricercatore Giuliani e la sua campagna informativa intesa alla salvaguardia dell’incolumità pubblica. Va ritenuta la piena utilizzabilità dell’intercettazione della telefonata tra Franco Barberi e Bertolaso contenuta nel dvd e risultante dall’estratto del settimanale L’Espresso già acquisito agli atti. Il Barberi si propone come portavoce dell’organismo per rassicurare Bertolaso circa la missione compiuta con la frase “quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto”. In tal modo egli rende manifesto che la massima istituzione statale in materia di salvaguardia della incolumità pubblica era stata strumentalizzata per neutralizzare gli allarmismi diffusi da Giuliani e solo in apparenza per informare la cittadinanza sulla reale emergenza sismica in atto». Nel ricorso, inoltre, si sostiene che la «passiva sudditanza dei tecnici all’arbitrio del politico fonda la responsabilità dei compartecipi consapevoli di collegare la propria all’azione altrui innescando la causa dell’evento non voluto».

Nel ricorso, oltre a opporsi alla distruzione delle intercettazioni chiesta dal pm, si chiede al giudice di ascoltare quattro persone. Si tratta del tecnico del radon Giampaolo Giuliani, il quale «viveva sotto l’incubo delle minacce che gli scienziati giornalmente ripetevano verso di lui». Secondo il ricorso Giuliani è in grado di riferire episodi di notevole interesse ma in passato è stata già bocciata una precedente istanza di audizione.

Gli altri sono esponenti apicali della Protezione civile. La prima è Titti Postiglione con particolare riferimento ad alcune dichiarazioni da lei rese sul punto alla stampa.

Invocata, inoltre, l’audizione di Luca Spoletini, all’epoca dei fatti responsabile dell’ufficio stampa della Protezione civile sempre in riferimento a un’intervista da lui rilasciata.

Chiesto, infine, l’interrogatorio dell’ex dirigente della Protezione civile nazionale Marta La Ponzina. La quale, in un’intervista alla Rai, rende affermazioni di un certo peso. «Io sono semplicemente furiosa... questa gente non doveva morire... queste case non dovevano cadere... insomma c’era uno strumento: sono nove anni da quando lo abbiamo distribuito. Io, ancora adesso, a distanza di quattro mesi, non dormo la notte all’idea che si potesse evitare questo dramma così forte, così terribile, alle cose e alle persone».

Questo ricorso è stato presentato dall’avvocato Angelo Colagrande per conto delle parti lese Vittorini e Cinque. Possibili le opposizioni da parte di altre parti che vogliono processare Bertolaso.

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