«I bovini e gli equini danneggiano le praterie»

Il presidente di Appennino Ecosistema, Petriccione: «Alcuni allevatori vogliono liberalizzare attività oggi palesemente illegali, noi diciamo no»

L’AQUILA. Il presidente di Appennino Ecosistema, Bruno Petriccione, denuncia «i ripetuti tentativi, da parte di alcuni allevatori, di liberalizzare attività oggi palesemente illegali, spalleggiati dalla Regione che sta cercando di varare una controriforma della legge regionale quadro per la tutela delle foreste e dei pascoli (la 3/2014), e chiede la rapida approvazione del suo regolamento di applicazione e dei regolamenti comunali sui pascoli, sulla base delle Linee guida approvate nell’ambito del progetto “Life Praterie”. Il pascolo brado di vacche e cavalli, spesso lasciati al loro destino in montagna anche nel periodo invernale e senza alcuna custodia, costituisce oggi una delle principali minacce all’integrità degli ecosistemi e delle specie montane. La presenza di enormi quantità di questi animali (si contano oltre 1000 bovini e più di 500 equini nel solo territorio del Parco nazionale del Gran Sasso), liberi di muoversi senza controllo, sta infatti provocando gravi danni alle praterie naturali, agli ambienti umidi e ai boschi di montagna in tutti gli Appennini Centrali, che fino a pochi decenni orsono conoscevano la presenza soltanto degli ovini, sempre ben custoditi e di gran lunga meno dannosi per l’ambiente. Oltre che dannoso, il pascolo brado è vietato dalle norme. Nei territori protetti da Siti di interesse comunitario o Zone di protezione speciale, inoltre, i proprietari sono punibili per i danni arrecati dai loro animali. Per quanto riguarda il Gran Sasso, gli allevatori hanno avuto ampio modo di esprimere il loro punto di vista, nel corso degli oltre 10 incontri partecipativi svoltisi tra il 2013 e il 2015 nell’ambito del progetto “Life Praterie” con il quale l’Ente del Parco nazionale ha avviato un proficuo processo volto alla tutela delle praterie montane del massiccio (che è ovviamente prioritaria in un’area protetta), ascoltando il punto di vista degli allevatori, delle amministrazioni comunali interessate, delle Asbuc, del Corpo Forestale dello Stato e di tutti gli altri soggetti interessati. Al termine di questi intensi lavori, finanziati dall’Unione Europea con quasi un milione di euro, sono state elaborate e condivise le linee guida per la gestione dei pascoli, pubblicate sul sito web del progetto e formalmente approvate dal cda del Parco nel maggio 2015. Tutti i Comuni partecipanti si sono quindi impegnati ad approvare, come prevede la legge, i relativi regolamenti comunali, il primo dei quali è stato quello, ora ingiustamente contestato, del Comune dell’Aquila».