I fedeli nella chiesa della Jencaper la beatificazione di Wojtyla

La comunità di fedeli radunati nella chiesetta di San Pietro della Jenca ha voluto rendere omaggio  a Giovanni Paolo II, seguendo in diretta la funzione liturgica che ha accompagnato la sua beatificazione nella chiesa da lui più volte visitata

L’AQUILA. Fuori dalla chiesetta di San Pietro della Jenca, papà Andrzey ha in braccio il suo piccolo Karol, un bimbo di due anni con in testa un cappellino di lana bianca. Andrzey Kwasowiec è polacco, originario di Tomice una cittadina del sud a due passi da Wadowice luogo di nascita di Karol Wojtyla. «Karol è nato ad Arischia», spiega, «dove vivo con mia moglie da diversi anni. Abbiamo deciso di chiamarlo Karol in omaggio al nostro papa».

Un omaggio che la comunità di fedeli radunati nella chiesetta di San Pietro della Jenca ha voluto fare a Giovanni Paolo II, seguendo in diretta la funzione liturgica che ha accompagnato la sua beatificazione. Residenti della zona, escursionisti e appassionati di montagna si sono radunati nella chiesetta di San Pietro della Jenca che il papa visitò più volte, dopo averla scoperta per caso quando diretto con la sua scorta alle piste innevate di Campo Imperatore, fu bloccato da una bufera di neve che impedì l’accesso agli impianti.

E sempre per caso, Pasquale Corriere, consigliere comunale all’Aquila e promotore di quasi tutte le iniziative del borgo di San Pietro della Jenca, incontrò il pontefice. «Questa comunità ha un ricordo bellissimo di quei giorni», racconta, «di quelle volte che veniva a fare visita a questi posti. San Pietro è un luogo scelto dal papa per i suoi ritiri di preghiera. E’ anche questo un segnale di rinascita per la comunità aquilana».

Niente maxi-schermo per la diretta come annunciato, solo un televisore collegato con piazza San Pietro all’interno della chiesa, perché chi doveva montarlo si è spaventato dal tempo incerto. «Ha fatto male», commenta Corriere sorridendo, «confidavamo tutti nel buon tempo in corrispondenza della messa di beatificazione e così è stato, le nuvole si sono aperte alle 10 in punto». Nicola Mastropietro, aquilano sfollato nella vicina frazione di Assergi ha avuto la stessa impressione: «c’è una macchia di azzurro in cielo in mezzo a tante nubi ed è il segno della sua presenza». Una festa per tanti giovani, come Daniela Baraglia, volontaria della Protezione civile di 25 anni di origine sarda che si è fidanzata con un giovane di Camarda durante i mesi del terremoto. «Il papa ci ha lasciato un messaggio di amore e di fede», spiega. «Sono contenta di essere qui oggi». Entusiasta anche Natalia Nurzia. «Questo papa ha fatto tanto per i giovani».

Mentre parla scorrono le immagini in diretta da Roma. Un primo applauso all’annuncio della beatificazione alle 10.37, poi una preghiera finale prima di lasciare la chiesa che il 18 maggio – giorno di nascita di Wojtyla - diventerà un vero e proprio santuario dedicato al pontefice.