I giudici: Traversi libero è pericoloso

L'ordinanza: può incontrare persone con cui tentare altri raggiri per arricchirsi

L'AQUILA. Secondo i giudici del riesame Fabrizio Traversi, indagato per la presunta tentata truffa coi fondi del sociale, potrebbe commettere altri raggiri e per questa ragione hanno deciso di mantenere gli arresti domiciliari di cui la difesa aveva chiesto la revoca. Nelle pagine dell'ordinanza i giudici scrivono che «si deve ritenere sommamente improbabile che Fabrizio Traversi si astenga dall'ideare e attuare un progetto alternativo diretto al conseguimento del profitto sperato, sia in prosecuzione dell'attività intrapresa sia rivolgendosi in alternativa a diverse opportunità che la conoscenza della materia e dei soggetti idonei a collaborare, consapevolmente o inconsapevolmente, dovessero prospettargli. Sussiste pertanto l'esigenza preventiva nonchè l'inidoneità di misure meno afflittive che consentano all'indagato contatti con possibili cooperatori dei suoi progetti criminosi». In sostanza il suo intento era solo quello di arricchirsi.

Poi si parla dell'altro indagato, Gianfranco Cavaliere, al quale sono stati revocati i domiciliari ma ha l'obbligo di risiedere fuori dall'Aquila. «Di minore significato», è scritto di lui nel provvedimento, «sono gli indizi di pericolosità per le esigenze istruttorie dovendosi ritenere attenuata a seguito della sola applicazione della misura l'efficacia intimidatrice della sua opera persuasiva». «La propensione dell'indagato» dicono ancora i giudici del riesame, «alla reiterazione di condotte illecite connotate dagli stessi intenti di quella contestata a seguito della misura cautelare già patita, deve potersi ritenere contenuta, (anche in ragione della giovane età e della scarsa prudenza ed esperienza manifestate) dalla applicazione di una misura che lo sottragga alla intensa frequentazione con operatori della vita economica e politica della zona, possibile fonte di nuovi stimoli criminosi».

«Va ancora osservato», scrivono i giudici Ferrari, Radoccia e Serafini, «che tutti i soggetti in qualche modo comparsi nella complessa vicenda della destinazione dei fondi amministrati dall'onorevole Carlo Giovanardi discorrono unicamente di tali risorse economiche piuttosto che delle esigenze che questi sono diretti a soddisfare».

Tornando a Traversi i giudici confermano i sospetti che i carabinieri del Noe e la procura avanzano. «E' del pari manifesto» si afferma nell'ordinanza «l'interesse, forte, decisivo ed esclusivo del Traversi di appropriarsi direttamente dei proventi che nel corso dell'attività esecutiva del progetto egli potrà distrarre in proprio favore. Ma vi sono indizi gravi dell'intento di farne comunque uso a vantaggio di chi possa concorrere ad agevolare la propria carriera politica».

«Si deve ritenere l'esistenza», è scritto nell'atto giudiziario, «perché pienamente provati, di indizi non solo gravi ma anche precisi e concordanti, della particolare competenza tecnica del Traversi, superiore a quella di qualsiasi altro soggetto processuale di questo procedimento e quindi della consapevolezza dell'artifizio posto in essere». Secondo i giudici, inoltre, l'ente attuatore del programma, ovvero la Fondazione, che nella prospettazione dell'accusa ha profilo criminale, «nasce sulla base di un atto nullo, quindi, in sostanza, non nasce sotto il profilo civilistico». I legali degli accusati, Attilio Cecchini, Angelo Colagrande, Marco Castellani e Ciro Sindona stanno valutando se ricorrere in Cassazione.

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