furto sacrilego

I sospettati del colpo al santuario per chiedere perdono

L’AQUILA. Di nuovo al santuario, ma stavolta di giorno. E per chiedere perdono. Due dei tre sospettati del colpo sacrilego al santuario Giovanni Paolo II nel borgo di San Pietro della Jenca, ai...

L’AQUILA. Di nuovo al santuario, ma stavolta di giorno. E per chiedere perdono.

Due dei tre sospettati del colpo sacrilego al santuario Giovanni Paolo II nel borgo di San Pietro della Jenca, ai piedi del Gran Sasso, sono andati a scusarsi con il rettore don Luigi Abid Sid. Testimone del ravvedimento dei due ragazzi è stato Pasquale Corriere, presidente dell’associazione culturale «San Pietro della Jenca», il quale si è anche intrattenuto a colloquio con i due giovani chiedendo loro spiegazioni sul gesto sacrilego che ha tenuto col fiato sospeso migliaia di fedeli e ha visto impegnato un grande spiegamento di forze dell’ordine fino alla soluzione del caso con il ritrovamento dei pezzi rubati e della reliquia danneggiata.

La grande risonanza internazionale del «giallo» della reliquia del Beato Giovanni Paolo II ha spinto i ragazzi a innestare la marcia indietro, indirizzando gli agenti della squadra Mobile verso il ritrovamento dei preziosi reperti. Così, in attesa di conoscere il loro destino dal punto di vista giudiziario, i sospettati hanno ripreso la via del santuario dove erano stati la scorsa settimana per commettere il furto. Hanno indicato, tra l’altro, da dove è stata prelevata l’energia elettrica impiegata per portare a termine il colpo e hanno confermato ai loro interlocutori di non essersi resi conto di aver prelevato una reliquia. Così sperano di evitare guai peggiori. Per il momento Corriere li ha invitati a risistemare subito i fili elettrici, per evitare che qualcuno possa restare folgorato. (e.n.)

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