I tecnici: «Ventitremila  case inagibili nel cratere» 

Delegazione di ingegneri, architetti, periti e geometri all’incontro con Crimi Chiesti lo snellimento delle procedure e più fiducia nei professionisti

L’AQUILA. Ventitremila case inagibili nel cratere sismico. E una previsione che mette i brividi: «Ricostruzione completata tra 20 anni». L’associazione delle professioni tecniche dell’Aquila – cui aderiscono le categorie degli ingegneri, architetti, periti e geometri – ha snocciolato le cifre, e sollevato le annesse preoccupazioni, davanti al sottosegretario Vito Crimi.
IL VERTICE. L’incontro organizzato tra il rappresentante del governo e l’associazione delle professioni tecniche dell’Aquila ha visto la partecipazione, tra gli altri, dell’ingegnere Pierluigi De Amicis, dell’architetto Edoardo Compagnone, del perito industriale Maurizio Papale, del geometra Giampiero Sansone e del geologo Nicola Tullo. «Occorre snellire le procedure burocratiche e agevolare il lavoro dei professionisti, sia per quanto concerne la ricostruzione post-terremoto sia nell’operato quotidiano. E non è pensabile che si scarichi il peso delle attività quasi esclusivamente sulle loro spalle, proprio come avviene con lo Sblocca Italia, perché un conto è svolgere attività sussidiarie, un conto è far ricadere sulle professioni quanto sarebbe compito della pubblica amministrazione», questo l’invito dell’ingegnere De Amicis al sottosegretario con delega alla ricostruzione.
NUMERI E PROBLEMI. «L’attività dei professionisti in generale», ha proseguito De Amicis, portavoce dell’associazione, «è costretta in vincoli che ne impediscono l’adeguato sviluppo e questo a danno soprattutto dei cittadini che subiscono la paralisi realizzativa. In relazione al sisma del 2009, per quanto concerne il settore pubblico, la ricostruzione è ancora quasi ferma, al contrario di quello privato che procede molto meglio. Nel cratere si contano circa 23mila abitazioni non agibili, quando si pensa di poter completare tutta l’opera? Venti anni? E per il terremoto del 2016 non è ancora praticamente iniziato alcun lavoro e in merito ai danni lievi sono stati previsti contributi minimi». De Amicis ha tracciato un quadro dal quale emergono istanze precise. Prima tra tutte la semplificazione in materia di burocrazia. «Spesso siamo bloccati da autorizzazione preventive che allungano i tempi di progettazione a danno della stessa popolazione», ha spiegato. «Serve uno sportello unico per le ricostruzione dove può essere compreso anche il Genio civile, ed è necessaria la proporzionalità dei tempi di risposta tra Stato e professionisti. Non è pensabile», ha poi precisato, «che attendiamo risposte ai nostri progetti anche per anni, e poi ci vengano chieste integrazioni in pochi giorni».
ECONOMIA E SVILUPPO. Per il presidente dell’associazione delle professioni tecniche «serve intensificare la ricostruzione socio-economica, rimasta sostanzialmente al palo e provvedere allo sviluppo delle reti infrastrutturali per evitare al territorio un pericoloso isolamento». Infine, una riflessione: «Siamo favorevoli allo sviluppo dell’occupazione anche in relazione al terremoto, ma attenzione a non stravolgere le priorità. Ben vengano le stabilizzazioni dei precari. Tuttavia, in tema di sisma, la priorità resta la ricostruzione, cui tali stabilizzazioni lavorative possono essere utili. Ma non viceversa». Quindi, una riflessione sul territorio. «Non mi riferisco solo alla città dell’Aquila, ma soprattutto alle altre aree della provincia. Abbiamo grandi potenzialità, notevoli possibilità di crescita, le istituzioni devono contribuire a liberarle e svilupparle. Un esempio può essere proprio lo snellimento delle attività dei professionisti che potrebbe consentire l’auspicata accelerazione e la ripresa dei territori».
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