Il Comune taglia i servizi per ripianare il bilancio

L’assessore Cocciante: il governo ci ignora e se non sforbiciamo le spese rischiamo di non poter pagare stipendi, bollette e canoni di affitto

L’AQUILA. Sarà un bilancio preventivo di lacrime e sangue, un “bilancio a zero” per usare le parole dell’assessore Giovanni Cocciante, quello che il Comune si prepara ad approvare. Via tutte le voci non necessarie, perché se si vuole continuare a pagare stipendi, bollette e affitti si deve sforbiciare ovunque: sul sociale e sulla cultura per cominciare, ma a rischio anche progetti che la città aspetta da tempo con una certa trepidazione, come il Parco della Memoria, dedicato ai martiri del sisma. Anche quello dovrà aspettare, come tutto ciò che è ritenuto “superfluo”: compartecipazioni alle mense scolastiche, per esempio, o servizi per l’infanzia (anche se per questi si cercherà di evitare, in quanto si avvicina la chiusura estiva) e tante altre voci ancora. Tutto congelato, «almeno fino a quando il governo non deciderà in quale decreto inserire i fondi per L’Aquila», tuona Cocciante, da poco uscito da una giunta convocata dal sindaco Massimo Cialente ieri alle 12. La questione è quella del mancato trasferimento dei 18,9 milioni di euro provenienti dai fondi che lo Stato riserva ai Comuni in difficoltà per causa di forza maggiore, come è stato il terremoto dell’Aquila. Quest’anno, in legge di Stabilità, per la prima volta dal 2009 non c’è la voce destinata al capoluogo, che paga lo scotto di minori entrate a causa delle abitazioni inagibili (e il relativo mancato pagamento delle tasse) e molte famiglie che hanno lasciato la città. Sono aumentate anche le uscite. La maggior parte delle risorse viene assorbita dalla manutenzione straordinaria del Progetto Case e dei villaggi Map. Anche qui: risorse attese dal governo tramite una delibera Cipe che non arriva mai. L’impegno del governo, date le difficoltà del Comune, era di coprire tali costi. Cosa che non è avvenuta e ora e «se crolla un balcone, se brucia un alloggio, se si scoperchia un tetto deve pagare il Comune», spiega Cocciante. Gestire “la città più lunga d’Italia” (per l’estensione post-sisma), presenta una complessità che esige l’attenzione dello Stato, per la verità latitante ultimamente anche nella figura della sottosegretaria incaricata a seguire la ricostruzione, Paola De Micheli, mentre per Cocciante «è inconcepibile che il governa scelga come interlocutore principale l’Usra, bypassando l’amministrazione». «Ciò che resterà fuori», chiarisce l’assessore, «sarà inserito con la prossima variazione di bilancio, ma solo dopo le entrate dello Stato»: passaggio che potrebbe avvenire tra una settimana, tra due, nessuno può dirlo. E mentre le opposizioni tuonano contro l’incapacità del Comune di “tirare la carretta”, in Parlamento la senatrice Stefania Pezzopane preme affinché l’esecutivo inserisca un emendamento in sede di conversione in legge di un decreto sull’Università che contiene anche un capitolo dedicato all’Aquila (al Gran Sasso science institute), che dovrebbe essere approvato il 23 maggio. Intanto però, si fa sempre più concreta l’ipotesi di aumento del 20% della Tari. «Entro sabato 30 dobbiamo applicare le tariffe; il contratto di servizio con l’Asm è di 14,5 milioni, ma il Comune riesce a riscuoterne dai cittadini soltanto 9,6. Per compensare la somma mancante», aggiunge Cocciante, «non ci resta che aumentare». Inoltre, il Comune ha chiesto al governo ulteriori 4,7 milioni per il sociale e la cultura, portando a 24 milioni la somma da trasferire. L’amministrazione è pronta a rinunciarvi, purché arrivino le risorse “inconfutabili” per la sua sopravvivenza finanziaria.

Marianna Gianforte

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