Il Duomo, emblema di rinascita dopo il sisma

Dall’inaugurazione con il principe Torlonia alla visita di Papa Giovanni Paolo II

AVEZZANO. Come piazza San Bartolomeo rappresentava il centro economico, culturale, sociale e mondano della vecchia Avezzano, così piazza Risorgimento è oggi considerata il cuore della rinata città. Dopo il terremoto del 1915 la città necessitava di una edificio maestoso, un Duomo che potesse degnamente rappresentare la Chiesa marsicana: fu scelto un terreno ove, prima del sisma, esisteva una sorgente d’acqua utilizzata dai ragazzi temerari per fare il bagno; il terreno acquitrinoso non era adatto a sostenere l’enorme peso della futura Cattedrale. Il vescovo Bagnoli, però, colluso con il Fascismo insistette perché l’edificio vi si costruisse senza indugio.
LA COSTRUZIONE. La prima pietra della costruzione della Cattedrale fu benedetta il 21 settembre del 1930: per l’occasione il Segretario di Stato Vaticano, Cardinale Ottaviani, inviò, a nome del Papa Pio XI, una lettera di compiacimento. Progettista fu l’ingegner Sebastiano Bultrini, assuntrice dei lavori l’impresa tedesca Stoelcker, direttore dei lavori l’ing. Cristofaro assistito dall’ingegnere Ciciarelli tecnico di fiducia del vescovo. Lungo complessivamente 76 metri, l’edificio è largo 48; la sua superficie coperta occupa ben 3000 metri quadrati. I lavori di costruzione del campanile iniziarono nel 1932: alto complessivamente 46 metri, esso poggia su palificazioni di cemento profonde 11 metri. I lavori comportarono numerose opere per fortificare il terreno e l’impresa inevitabilmente fallì.
IL MONUMENTO. Al centro della piazza fu edificato, quasi contemporaneamente alla chiesa, il monumento ai Caduti, inaugurato nel febbraio 1931, lo stesso giorno in cui fu scoperta, sotto il portico del palazzo comunale, anche la lapide commemorativa (disegnata dall’architetto Gallo) del martire istriano Nazario Sauro che, appena qualche giorno dopo il terremoto del 1915 era giunto nella Marsica per portare soccorso ai sopravvissuti. Nella tribuna d’onore, il giorno dell’inaugurazione, avevano preso posto numerose autorità civili, politiche e militari tra le quali il Principe Giovanni Torlonia, il generale medico avezzanese Edoardo Corbi, il vescovo Bagnoli, l’onorevole d’origine tagliacozzana Ermanno Amicucci, l’ingegnere Buongiorno, capo dell’Ufficio del Genio civile, il Conte Resta e il professor Nardelli, già sindaco della città. Alla presenza di ventimila persone e del ministro della Guerra, generale Gazzera, l’onorevole Carlo Del Croix pronunziò un vibrante discorso patriottico che infiammò l animo di tutti i presenti.
LA GUERRA. Durante la guerra il monumento fu danneggiato dal bombardamento aereo del 21 gennaio 1944; nel 1946, poco prima che si provvedesse alla sua riparazione, il sindaco Antonio Iatosti chiese al Genio Civile lo smontaggio e la sua ricostruzione in piazza Torlonia, nella parte rivolta verso il palazzo municipale, ove poi fu riedificato e dove è attualmente. Dal 2 al 5 settembre del 1937, la piazza e la cattedrale furono testimoni del Congresso eucaristico della Diocesi dei Marsi che vide la presenza dei vescovi e di tutte le altre personalità ecclesiastiche dell Abruzzo.
IL DUCE. L’11 agosto del 1938 una folla immensa si radunò in piazza Risorgimento per osannare Benito Mussolini in rapida visita (ufficiosamente sollecitata dal vescovo Pio Marcello Bagnoli) nella città: un grandioso podio, che costò complessivamente tremilacinquecentoventicinque lire, per la costruzione del quale, ironia della sorte, aveva lavorato anche il carpentiere Antonio Capone che, soltanto l’anno successivo e nell’ambito di una ampia operazione poliziesca di repressione, fu arrestato insieme ad altri antifascisti tra i quale Bruno Corbi, Nando Amiconi, Alberto Mancini, Giulio Spallone, Ernesto Zanni e Renato Vidimari.
IL PAPA. Il 24 marzo 1985 il Papa Giovanni Paolo II, dopo aver fatto visita a Telespazio, fu accolto in piazza Risorgimento da una numerosissima folla: mai un pontefice aveva fatto visita alla nostra città e lo storico avvenimento, ampiamente descritto in un libro curato da Alvaro Salvi, è ricordato anche da apposite lapidi commemorative.