Il gip vieta appalti pubblici per la ditta indagata Dipe

Il provvedimento emesso nei confronti della società di Pellegrini e Di Persio: l’azienda incolpata per la vicenda dei puntellamenti. Nominato un commissario

L’AQUILA. Niente appalti pubblici: la ditta ha cambiato pelle, ma fa sempre capo a Mauro Pellegrini e Giancarlo Di Persio, due degli indagati principali dell’inchiesta sui puntellamenti che vede coinvolte 16 persone, tra le quali l’ex assessore comunale di centrodestra Pierluigi Tancredi, con accuse che, a vario titolo, comprendono anche la truffa aggravata ai danni dello Stato e la corruzione.

Il divieto, chiesto dal sostituto procuratore titolare dell’inchiesta Antonietta Picardi, è stato firmato dal gip Giuseppe Romano Gargarella. La Dipe, secondo quanto previsto dall’articolo 9 del codice della responsabilità degli enti, non può contrattare con la pubblica amministrazione (salvo che per ottenere la prestazione di pubblico servizio). Inoltre, la misura interdittiva colpisce anche le agevolazioni, i finanziamenti, i contributi o i sussidi con eventuale revoca di quelli già concessi, oltre al divieto di pubblicizzare beni e servizi. Per non bloccare i cantieri della ricostruzione e, più in generale, al fine di permettere all’azienda una prosecuzione della sua attività, lo stesso giudice ha inteso nominare quale commissario giudiziale il dottore commercialista Paolo Farano.

La decisione era attesa, all’esito dell’udienza che si tenne nei primi giorni del mese di febbraio. La misura cautelare è stata chiesta in quanto sono stati riscontrati gravi indizi per ritenere la sussistenza della responsabilità dei soggetti per un illecito dipendente da reato e vi sono fondati e specifici elementi che fanno ritenere concreto il pericolo che vengano commessi illeciti della stessa indole di quello per cui si procede.

L’istanza del pm era contenuta già nell’ordinanza di custodia cautelare del 24 luglio 2015 a carico di Tancredi, Pellegrini, Di Persio, Andrea e Maurizio Polisini, finiti agli arresti domiciliari, laddove si faceva riferimento alla «responsabilità della società Dipe costruzioni srl». Così scriveva il gip: «Le condotte penalmente rilevanti di truffa e corruzione poste in essere dai vertici operativi della società, hanno apportato un cospicuo vantaggio economico per la Dipe, quantificabile in 455.609,66 euro corrispondenti alle indebite percezioni, direttamente presso le casse societarie, delle provvidenze pubbliche, nonché per i tecnici incaricati, per un totale di 10.676 euro. Gli autori dei reati contestati (Pellegrini e Di Persio per Dipe) hanno agito in posizione apicale, essendo i primi soci e amministratori della società». Da qui scaturì il sequestro, in solido, dei 455mila euro.

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