Il giudice: Biasini resta in cella

Istanza di scarcerazione respinta: tutte da provare le sue giustificazioni

L'AQUILA. Natale in carcere e forse anche Capodanno per l'imprenditore aquilano Stefano Biasini accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Infatti il giudice per le indagini preliminari Marco Billi ha respinto la richiesta di scarcerazione. La richiesta per far tornare libero il giovane aquilano era stata avanzata dai suoi legali Attilio Cecchini e Vincenzo Salvi, i quali, dopo l'interrogatorio di garanzia, confidavano almeno in un'attenuazione della misura anche in vista delle festività natalizie. Ma le speranze di ottenere quanto desiderato erano obiettivamente limitate anche a fronte della gravità delle accuse e della divergenza di vedute tra l'accusa e la difesa.

In sostanza, il giudice per le indagini preliminari del tribunale Marco Billi ritiene che le giustificazioni addotte dell'accusato in relazione alla sua presa di distanze dalla malavita calabrese di cui, secondo accuse da provare, era diventato una sorta di referente, devono essere dimostrate e verificate. Senza riscontri in tale direzione non ci può essere una svolta nelle indagini. Gli avvocati, che dopo il parere negativo alla scarcerazione da parte del pm temevano una decisione sfavorevole, stanno già studiando un ricorso da presentare al tribunale del riesame allo scopo di ottenere in quella sede ciò che finora è stato negato. Ma il ricorso al riesame viene fatto anche perché obbliga l'accusa a tirare fuori tutte le carte che (al momento) ha in mano. Ma è improbabile che una nuova decisione in proposito possa essere presa in tempi celeri.

Comunque la difesa verte sul concetto che l'accusato aveva da molto tempo interrotto i contatti con persone vicine alla'ndrangheta ed era comunque inconsapevole che quelle persone con le quali aveva intessuto rapporti fossero soggetti poco raccomandabili. Secondo la difesa, dunque, già nelle carte ci sono elementi adatti a supportare tale dimostrazione ma la procura ha sempre sostenuto che Biasini era ben conscio di interloquire con persone vicine ai malavitosi. Sotto accusa, per concorso esterno in associazione mafiosa, sono stati arrestati alcuni giorni fa Stefano Biasini, aquilano, 34 anni, imprenditore, residente a Pianola, Antonino Vincenzo Valenti, 45 anni, di Reggio Calabria, Massimo Maria Valenti (ai domiciliari) (38) reggino ma residente all'Aquila nella zona di San Sisto e Francesco Ielo (58), anche lui reggino. Secondo l'accusa queste persone, ognuno con un proprio ruolo e attraverso legami con un clan malavitoso calabrese, stavano cercando di ottenere appalti per la ricostruzione.

Le intercettazioni telefoniche sono state decisive, a detta di polizia e finanza, e hanno avuto un certo ruolo anche le conversazioni ambientali. Le indagini, comunque, vanno avanti nonostante gli inquirenti e la stessa procura sostengano di avere trovato prove e indizi sufficienti a provare le responsabilità degli indagati e dei loro referenti.

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