Il giudice: legittimi i licenziamenti di Intecs

Respinte le domande di 5 ricorrenti per impugnazione tardiva. Fiom-Cgil chiede il tavolo di crisi

L’AQUILA. Impugnazioni tardive, licenziamenti legittimi.

Con questa motivazione il giudice del lavoro Anna Maria Tracanna ha depositato le motivazioni relative a cinque sentenze «gemelle» con le quali sono state respinte le impugnazioni del licenziamento collettivo di cinque dipendenti operato dalla Intecs spa con sede legale a Roma. Il tribunale ha confermato il suo precedente provvedimento – un’ordinanza emessa sulla base del cosiddetto rito Fornero – aderendo a quanto sostenuto dalla parte resistente, rappresentata dall’avvocato professore Stefano Recchioni.

La vicenda risale a due anni fa. I dipendenti hanno proposto opposizione all’ordinanza del giudice (risalente a due anni fa) con la quale sono state dichiarate inammissibili le domande aventi a oggetto la declaratoria di nullità, illegittimità, inefficacia e l’annullamento del licenziamento intimato da Intecs spa. I difensori dei lavoratori hanno sostenuto la natura persecutoria e discriminatoria del licenziamento operato «come ultimo atto di una condotta persecutoria e mobbizzante adottata dal datore di lavoro» e avevano chiesto il reintegro con risarcimento dei danni o indennizzo. La Intecs, dal canto suo, ha sostenuto l’eccezione di inammissibilità della domanda per intervenuta decadenza, «a seguito di mancata impugnazione stragiudiziale del licenziamento» ribadendo «il totale rispetto delle prescrizioni della legge 223/91, la legittima individuazione e applicazione dei criteri di scelta volti a individuare i lavoratori da licenziare». Il ricorso dei lavoratori è stato ritenuto inammissibile «per mancata impugnazione del licenziamento» che va fatta entro 60 giorni dalla comunicazione scritta, con atto scritto, anche stragiudiziale, idoneo a rendere nota la volontà del medesimo lavoratore.

Sempre sul fronte Intecs, il segretario generale Fiom-Cgil Alfredo Fegatelli ha chiesto alla Regione di aprire il tavolo di crisi. «La maggior parte del personale», scrive Fegatelli, «risulta non impiegato su commesse e a casa da mesi. Il dato dell’utilizzo del contratto di solidarietà per marzo 2015 nelle varie sedi parla del 63,07% per L’Aquila a fronte di numeri inferiori negli altri siti. Nell’ultima riunione è emerso un totale disimpegno da parte dell’azienda rispetto al territorio, con previsione di futuri sviluppi tutta sbilanciata a favore di altri siti produttivi rispetto a quello aquilano, per il quale non sono previsti interventi per recuperarne la produttività».

©RIPRODUZIONE RISERVATA