«Il malaffare ha bloccato la ripartenza» 

Intervista al presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera, Brescia, oggi in città

L’AQUILA. Due giorni per toccare con mano lo stato dell'arte della città. Quanto già fatto e quanto c'è ancora da fare. Con un impegno prioritario: debellare completamente il malaffare dalla ricostruzione, con misure stringenti per gli appalti, soprattutto pubblici.
Il presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia (M5S), oggi e domani sarà all'Aquila per il Festival della Partecipazione. Tre gli appuntamenti in agenda: alle 10, all'Università di Scienze umane, affronterà il tema dell'accoglienza dei migranti; alle 17,30, al Polarville, parteciperà alla presentazione del libro “La libertà di associazione in prospettiva comparata. L'esperienza costituzionale europea”, di Francesco Clementi. Domani, alle 10, sarà a Palazzo Fibbioni per un incontro su “La salute è uguale per tutti”.
Al Centro ha rilasciato in anteprima un’intervista, che tratteggia l'impegno del Governo per L'Aquila.
Presidente, ha accettato di presenziare a tre eventi nell'ambito del Festival della partecipazione. Perché questa scelta?
«L'Aquila, a distanza di quasi dieci anni dal sisma che l'ha devastata, deve ancora ripartire per colpa di tanto malaffare che si è aggirato intorno alla città dopo il terremoto. I valori del nostro Governo sono improntati alla legalità, alla trasparenza e alla correttezza. Gli stessi che intendiamo perseguire attraverso l'applicazione di misure di vigilanza specifiche, molto più serrate rispetto al passato, per verificare la correttezza dei bandi ed essere certi di prevenire qualsiasi vizio nelle gare pubbliche. Credo che i fatti siano sotto gli occhi di tutti: il comportamento dei precedenti Governi, in particolare di quello Berlusconi, nella gestione del sisma dell'Aquila, non è stato dei migliori. È scontato affermare che si sarebbe potuto fare di meglio».
Ora che siete al Governo, quali misure specifiche state pensando per la rinascita socio-economica dell'Aquila e del cratere?
«Il Documento di programmazione economica (Def) contiene già delle indicazioni in tal senso. Nella prossima legge di bilancio saranno previste delle risorse per il sisma 2009. In particolare, per affrontare il delicato tema delle tasse sospese, che l'Europa chiede indietro alle imprese aquilane, per il quale abbiamo messo in cantiere delle misure ad hoc. In passato sono stati fatti errori enormi, adesso dobbiamo dare ai cittadini le risposte che si aspettano».
La ricostruzione dell'Aquila è passata solo in parte attraverso una scelta partecipata dal basso. È stato un bene per la città?
«Assolutamente no. Il Movimento 5 Stelle fa della partecipazione il suo asset principale: è naturale avere un colloquio e un continuo contatto con i diretti interessati. Eventi come il Festival della Partecipazione rappresentano un modo per coinvolgere il territorio, i cittadini, per dare spazio alle diverse realtà locali e ascoltare le esigenze di chi vive i luoghi e ne ha piena contezza. Solo così è possibile trovare soluzione ai problemi che si presentano. E non è un caso che sia stata scelta L'Aquila, con il suo bagaglio di esperienze formative post-terremoto. La socializzazione, la partecipazione sono elementi prioritari nel processo di rinascita».
Il sisma del 2009 rischia di essere oscurato dalle recenti tragedie che hanno sconvolto il Paese: il terremoto del Centro Italia, il crollo del ponte di Genova, l'alluvione in Sardegna. L'asticella del livello di attenzione si sta abbassando?
«La dimostrazione che non è così sta nel fatto che, nel primo documento ufficiale varato da questo Governo, saranno presenti misure e risorse in favore dei cittadini aquilani. Nessuna tragedia verrà dimenticata. Purtroppo, l'Italia è un Paese fragile, a forte rischio idrogeologico: è compito dello Stato prevenire e intervenire».
Partecipazione è condivisione. Quale messaggio lancerà dal palco dell'Aquila?
«Non si va da nessuna parte se non si coinvolgono nelle scelte i cittadini, che devono interessarsi alla politica. Noi siamo la dimostrazione di come cittadini, che prima guardavano da fuori le istituzioni, si siano fatti Stato. Sarebbe un paradosso se oggi ci dimenticassimo degli italiani».(m.p.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.