Il perito: quei ragazzi potevano salvarsi

Casa dello Studente, l’accusa della professoressa Mulas: bastava esaminare il progetto per capire la fragilità dello stabile

L’AQUILA. «Chiunque avesse letto la prima pagina della relazione del progettista Botta e si fosse attivato avrebbe potuto salvare otto giovani». A sostenerlo, nel corso dell’udienza del rito abbreviato per il crollo della Casa dello studente, è il perito Maria Gabriella Mulas, docente del Dipartimento Ingegneria strutturale del Politecnico di Milano, che per conto del giudice Giuseppe Grieco ha stilato una relazione di oltre 1300 pagine per chiarire i motivi del crollo. Una frase, quella della Mulas, che ha scatenato un applauso da parte dei familiari delle vittime soffocato da un rimbrotto, pur benevolo, da parte del giudice che dirige il processo.

Gli imputati nel processo erano inizialmente undici, ma la posizione del progettista Claudio Botta, 92 anni, è stata stralciata in quanto non imputabile per motivi di salute. Dei rimanenti dieci, otto, ad aprile scorso, sono stati ammessi al rito abbreviato: si tratta di Carlo Giovani, Bernardino Pace, Pietro Centofanti, Tancredi Rossicone, Massimiliano Andreassi, Pietro Sebastiani, Luca Valente e Luca D’Innocenzo. Valter Navarra e Claudio Gaudiano sono invece nella fase dell’udienza preliminare visto che hanno rinunciato al rito abbreviato.

La denuncia della Mulas non è elemento secondario nell’ambito di questo procedimento penale. Infatti ha precisato che a doversi accorgere di questo problema dovevano essere i funzionari del Genio civile e gli stessi tecnici che hanno curato le ristrutturazioni.

A suo avviso, dunque, ci sono state delle negligenze visto che gli errori nella progettazione sarebbero davvero significativi e come tali di agevole riscontro a condizione di leggere le carte. «Comunque», ha detto la Mulas, «non spetta a me dare giudizi di colpevolezza quello è compito solo dei magistrati». La Mulas, che prese l’incarico peritale due anni fa, ha salutato con affetto i parenti delle vittime visto che non tornerà più all’Aquila. «Mi sono presa l’ incarico», ha commentato, «per dare una risposta alla loro domande di giustizia».

L a Mulas, in relazione ai restauri, è stata molto dura: «I soldi spesi per restaurare la Casa dello Studente è come se fossero finiti nella spazzatura». E c’è stato scontro in aula con il consulente della difesa degli imputati Pace, Centofanti e Rossicone, (assistiti dagli avvocati Mercurio e Massimo Galasso), il professor Alberto Cherubini. Secondo il perito della difesa i lavori di ristrutturazione eseguiti nel 2000 non sono stati affatto invasivi e i tecnici non avrebbero dovuto fare alcuna verifica sulla staticità del fabbricato poi collassato in quanto la legge non lo prevede. La Mulas e il pm Fabio Picuti si sono dichiarati di avviso diverso. Scontro anche su una parete antincendio realizzata nella ristrutturazione. «Il deficit di resistenza che ha fatto cadere l’edificio», ha detto la Mulas, «è stato amplificato in modo abnorme dalla parete non strutturale antincendio». Dura la replica del consulente: «Il collasso ci sarebbe stato comunque e quanto alla parete antincendio non sappiamo in che termini possa avere influito e se ha influito». Ha destato sconcerto (ma non poteva fare diversamente), la ricostruzione della Mulas quando ha dovuto descrivere i luoghi dove sono stati trovati i corpi dei ragazzi morti, suscitando lacrime sui volti dei familiari dei ragazzi scomparsi.

Il processo, dopo un breve interrogatorio dell’imputato Pietro Sebastiani, è stato rinviato al primo dicembre. In quella data parleranno il pm e i difensori delle parti civili, tra i quali si è rivisto ieri dopo lunga assenza l’avvocato Bernardino Marinucci, e poi via via i colleghi Simona Giannangeli, Wania Della Vigna, Simona Fiorenza, Roberto Madama, Massimo Costantini, Marino Marini e altri ancora. Quindi spazio alle difese.

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