Il sisma ha cancellato 10mila posti di lavoro 

Primo maggio senza nulla da festeggiare in un territorio alle prese con licenziamenti e chiusure

L’AQUILA. Sarà un primo maggio che non tutti potranno festeggiare. Non lo faranno per il secondo anno consecutivo i 70 ricercatori dell’ex Intecs, che sono diventati il simbolo di una battaglia che pare senza fine. Non lo faranno i giovani che sono costretti alla fuga da una città che non offre prospettive, dove il terremoto del 2009 ha creato un’emorragia di posti di lavoro che ancora non si risana. Il sisma ha finito per piegare una parte rilevante delle aree interne dell’Abruzzo, zone già soggette allo spopolamento. I dati raccolti dalla Cgil in occasione del decennale sono spietati: la provincia dell’Aquila già prima del 2009 aveva subito le conseguenze della crisi economica, e dai 124.000 occupati del 2007 si era passati ai 117.000 del 2008. Dopo il sisma, il numero di occupati è sceso al picco minimo di 107mila al 31 dicembre 2014, con un calo complessivo di 17.000 posti di lavoro. Oggi, secondo i dati Istat, si stima che il nostro territorio abbia perso a partire dal 2007 circa 10mila occupati (al 2018 risultavano circa 114.000 lavoratori), con un recupero parziale, ma ancora lontano da un’effettiva ripresa occupazionale. Se focalizziamo l’attenzione sulla città capoluogo di regione, poco o nulla è cambiato rispetto a un anno fa: oltre ai ricercatori rimasti anche senza Naspi, ci sono ancora tanti lavoratori dell’ex polo elettronico, fuoriusciti da aziende come Finmek Solution, Fida, Intercompel, P&A Service, che attendono di essere ricollocati, così come quelli dell’ex Otefal di Bazzano e del gruppo Edimo. Le loro speranze sono appese a nuovi insediamenti: si punta alla Space Economy per le alte professionalità della Intecs, all’Accord Phoenix, che ha assunto finora 60 persone delle 120 annunciate, a realtà giovani, come il data center Telenia. Uscendo dal settore metalmeccanico e delle comunicazioni, non si possono dimenticare i dipendenti del complesso sportivo Verdeaqua, e nemmeno gli operatori dei call center, in particolare quelli di Lavorabile, che ancora non hanno garanzie dal nuovo gestore della commessa Inps. Perdere il lavoro quando si è troppo giovani per la pensione e troppo vecchi per reinventarsi un futuro significa perdere la dignità. Significa ritrovarsi senza reddito coi figli da mandare a scuola, con un mutuoe, l’incubo di non farcela. Significa accettare occupazioni saltuarie o sottopagate. O anche dover abbandonare il territorio.
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