Il Trittico di Beffi nel forziere di Bankitalia

Torna l'opera esposta in America. Un'ipotesi: l'autore è teramano

 L'AQUILA. È una studiosa dell'Università dell'Aquila, Cristiana Pasqualetti, ad aver tolto la maschera dal volto del misterioso Maestro di Beffi: l'autore del trittico più famoso d'Abruzzo sarebbe identificabile con il Leonardo da Teramo che tra il Trecento e il Quattrocento ha operato a Sulmona. La «rivelazione» in occasione del ritorno del Trittico di Beffi all'Aquila.  LA MOSTRA. Conservata per anni nel Forte Spagnolo, l'opera d'arte portata in America, in Russia e a Roma, è rientrata a casa. Da ieri è esposta in mostra, fino al primo maggio, nel salone della sede cittadina della Banca d'Italia, in corso Federico II. «Il Trittico manca da quasi due anni», ha detto la Soprintendente Lucia Arbace. «Questo ritorno per noi è un evento simbolico, di buon augurio per la ricostruzione». Lo stesso valore attribuito all'iniziativa dal direttore della Banca d'Italia, Luigi Bettoni: «La banca è un luogo inusuale per una mostra», ha detto. «Il nostro istituto è stato il primo edificio a riaprire dopo il terremoto in questa zona e spero che anche la mostra contribuisca a riportare gli aquilani in centro».  L'AUTORE. Rimasto per anni senza un nome, il maestro di Beffi ha ora un'identità. «Lavoro dal 2007 a quest'identificazione», spiega Cristiana Pasqualetti, «attraverso il catalogo di Ferdinando Bologna del 1948. In questo testo sono stati attribuiti al Maestro del Trittico anche alcuni affreschi nella chiesa di San Silvestro. L'identificazione con Leonardo da Teramo deriva dal fatto che i luoghi e il tipo di attività dei due autori spesso coincidono: entrambi dovrebbero essere originari di Teramo e operarono dal 1394 al 1435 a Sulmona. Anche la formazione culturale è compatibile».  IL NUOVO MUSEO. Il direttore regionale per i beni culturali Fabrizio Magani assicura l'apertura di un nuovo museo, all'ex Mattatoio vicino alle Cannelle, entro due anni. «Il Castello ha bisogno di un progetto di recupero ad ampio respiro», ha spiegato. «Ci vorrà molto tempo prima che potrà tornare a ospitare il museo. Nel frattempo contiamo di terminare i lavori all'ex mattatoio per poter spostare almeno una metà delle opere». Attualmente, infatti, gran parte dei pezzi che erano nel Forte sono a Celano. «Faremo una selezione per riavere il prima possibile un museo nel capoluogo», continua Magani.  IL DUOMO. Intanto, nel Duomo di San Massimo, il vicecommissario Luciano Marchetti era in riunione col direttore dei lavori Maurizio Galletti. «Vogliamo sgomberare l'edificio dalle macerie entro un mese», ha detto Marchetti, «per poi iniziare la messa in sicurezza senza realizzare la copertura: la primavera dovrebbe aiutarci. Entro fine anno contiamo di cominciare il restauro vero e proprio». Un restauro conservativo, ma con materiali innovativi diversi dal cemento armato. La sola messa in sicurezza costerà 900mila euro. Sulla struttura è stato montato un impianto di monitoraggio per registrare eventuali spostamenti.

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